Paolo Giordano, vincitore del Premio Strega e Premio Campiello Opera Prima con il romanzo “La solitudine dei numeri primi”, oltre ad essere scrittore e autore per il teatro è anche Dottore in Fisica. È proprio in qualità di uomo di scienza che ha prodotto “Nel contagio” (Einaudi 2020), in edicola in abbinamento al Corriere della Sera, in libreria, nei vari store online e anche in formato audiolibro per Amazon Audible. Una parte dei proventi degli acquisti sarà destinata alla ricerca scientifica e all’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia di Covid-19.
È già successo e accadrà di nuovo
Paolo Giordano ammette di essersi ritrovato all’improvviso, a causa delle recenti norme restrittive, “dentro uno spazio vuoto inatteso”. Ha così deciso di investirlo nella scrittura, perché confezionare un libro in tempo reale sull’emergenza sanitaria più importante della nostra epoca ha sicuramente uno scopo liberatorio e chiarificatore, per chi scrive ma anche per chi legge. Le parole aiutano a fermare su carta attimi volatili e ad uscire dall’isolamento per condividere sensazioni e riflessioni che saranno sempre valide anche in futuro, dato che, come lui stesso sostiene, quanto sta accadendo non è un accidente casuale né un flagello e non è affatto nuovo: è già accaduto e accadrà ancora.
Tra diario e scritto divulgativo
Un po’ diario giornaliero, in cui tutti possono ritrovarsi, un po’ scritto divulgativo, Nel contagio riesce in poco più di sessanta pagine a ricomporre il composito mosaico di ciò che sta succedendo. Senza allarmismi, ma nemmeno nascondendo la verità, che può far male ma che è necessario comprendere per affrontare il nostro tempo, tanto complesso quanto sfuggente.
Una profonda riflessione sull’ambiente
L’autore narra in modo cristallino, con esempi comprensibili a chiunque, le modalità in cui si può fermare il contagio, lo scopo della quarantena, il significato di “erre-con-zero” e la nascita di questa pandemia. Si sofferma anche sul legame tra la deforestazione, l’estinzione di molte specie animali, gli allevamenti intensivi e gli incendi in Amazzonia. Non mancano poi profonde riflessioni sui concetti di tempo e normalità, sul razzismo, sulla scienza e sul caos.
E se i responsabili fossimo noi umani con la nostra aggressività verso l’ambiente?
Facciamo allora in modo di “acquistare un cuore saggio e non permettere che tutta questa sofferenza trascorra invano”.