Elisa Trodella è nata e vive a Roma. Dopo un percorso formativo umanistico sociologico e varie esperienze lavorative, ha deciso di dedicarsi completamente alla scrittura, affinando una passione custodita da sempre. Innamorata dell’amore, lo racconta nelle sue forme più oniriche e al contempo concrete. Adora gli animali e camminare all’aria aperta, soprattutto tra le montagne a lei così care. Con la Newton Compton ha pubblicato la Love me too series, scritta a quattro mani con Loretta Tarducci, che comprende: Scusa ma ti amo troppo, diventato in poco tempo un bestseller, Imperfetti innamorati e Cioccolata amara.
Abbiamo avuto il piacere di ospitarla sul nostro blog.
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Buongiorno Elisa, intanto grazie a nome mio e di tutta l’Accademia per aver accettato di realizzare quest’intervista. Cosa ti ha spinta ad impegnarti a tempo pieno nella tua passione per la scrittura trasformandola in un lavoro?
Innanzitutto sono io che vi ringrazio per avermi dedicato la vostra attenzione! In realtà scrivo da sempre: diari, lettere, pensieri, fiabe, storie. Mia mamma mi racconta spesso di quando, troppo piccola per poterlo fare da sola, indicavo un foglio bianco allungando il mio ditino: «Scrivi!», le ordinavo, iniziando a dettarle un testo improvvisato. Ancora ci ridiamo su. Pagherei per aver conservato quei fogli! Direi quindi che la mia passione per la scrittura è più che altro un’attitudine, un’esigenza, trasformata in un lavoro quando, a causa del momento di crisi che abbiamo vissuto un po’ tutti, ho perso quello a cui mi dedicavo da anni, guadagnando in cambio il tempo necessario a raccontare una storia che custodivo nel cuore da parecchio: “Scusa ma ti amo troppo!”, il mio primo romanzo. Da allora non ho più smesso di sognare.
- Quanto ha influito il tuo percorso accademico nel trasmetterti la passione per la scrittura e nel fornirti i contenuti da inserire all’interno dei tuoi romanzi?
Penso che il mio percorso accademico mi abbia aiutata più che altro ad affinare l’istinto, ad indirizzare la fantasia che ho sempre avuto – tanta, troppa! – su terreni più concreti e credibili. E poi certo, studiare è un buon allenamento e i risultati si vedono sempre a lungo termine.
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Qual è il metodo che adotti per la stesura di un romanzo?
Passo giorni a fissare il vuoto, ovunque io mi trovi, fino a quando qualcosa inizia a muoversi all’altezza dello stomaco e del cuore e, quando sono fortunata, capisco subito che quel languore, quel brusio, è proprio ciò di cui ho bisogno: è il messaggio che vorrei condividere con i lettori; perché non scrivo mai a caso, ho sempre l’esigenza di trasmettere qualcosa. A quel punto, poco alla volta, inizio a costruirci una storia intorno. Quando è tutto chiaro nella mente, butto giù il mio tema, completo di inizio, “molla” e fine, proprio come mi è stato insegnato a scuola, così da estrapolarne in seguito i preziosi capitoli che daranno vita ad un romanzo vero e proprio. Scrivo sempre di getto, come viene, perché la fantasia è più veloce delle mani e a volte è difficile tenerle testa. Infine controllo, correggo, ancora e ancora. Sono davvero pignola con me stessa.
- Quanto le tue esperienze personali hanno influito nelle tue narrazioni?
Tantissimo. Mi celo dietro ai personaggi dei miei romanzi in modo subdolo e sfacciato. 😉 E poi trascino con me anche amiche, amiche di amiche, conoscenze, incontri fortuiti e casuali, chiacchiere, dicerie, luoghi comuni con lo scopo di distruggerli, poche volte di avallarli. Insomma, c’è una gran vita alle spalle di ogni mio personaggio.
- Alcuni dei tuoi romanzi sono stati scritti a quattro mani con l’autrice Loretta Tarducci. Come sono nati i vostri progetti? Qual è stata la vostra linea redazionale?
Lo ricordo come il periodo più divertente della mia vita! Sedute in un locale con un bicchiere di vino in mano, abbiamo dato vita ad un progetto che, sapevamo, avrebbe reso la nostra amicizia ancora più unica e speciale, e così è stato. Anche adesso che le nostre strade si sono divise, nulla è cambiato tra noi. All’epoca ci sentivamo mille volte al giorno, ci scambiavamo altrettante mail, messaggi, telefonate, sempre con lo scopo di avere chiara in testa la linea da seguire, di cui parlavamo ampliamente anche vis-à-vis. La parte più bella, quella che ricordo con più affetto e malinconia, era rappresentata dal momento in cui ci incontravamo nuovamente e, come per magia, le nostre parti si univano. E allora ridevamo e piangevamo come matte. Era molto emozionante.
- In futuro pensi che potresti approcciarti ad un nuovo genere diverso dall’attuale?
Perché no, avrei voglia di raccontare tante storie…
- Secondo te quali iniziative potrebbero essere intraprese per diffondere maggiormente e far apprezzare il genere rosa, che spesso viene invece sottovalutato?
A mio avviso basterebbe dedicargli le attenzioni di cui altri generi beneficiano per default; basterebbe non catalogare il “rosa” come un “rosa”, ma come un romanzo a tutti gli effetti, capace di far vibrare le corde interne dell’anima. Che sia un rosa, un giallo, un noir, io credo che nell’editoria ci sia un posto meritato per tutti anche perché, inutile criticare, ognuno sa fare bene il suo, e nel suo, ognuno è più o meno bravo di altri.
- Nella stesura dei tuoi testi ti sei ispirata a qualche autore/autrice in particolare?
In realtà no e anzi, ammetto, quando scrivo leggo un po’ meno… Ho sempre paura di scoprire che a qualcun altro è venuta la mia stessa idea… E allora preferisco non sapere, sebbene io creda fortemente che, così come le note musicali – mi divertivo a comporre testi musicali quando studiavo violino e pianoforte al conservatorio! –, le parole siano sempre le stesse, è il modo di intrecciarle tra loro a fare la differenza.
- Quale scena dei tuoi romanzi hai trovato più difficoltosa da scrivere? E quale invece ti ha divertita di più?
In generale non amo addentrarmi troppo nelle scene di sesso; non per imbarazzo, assolutamente, credo solo che l’immaginazione, a volte, possa regalarci soddisfazioni molto più intense. Voglio dire, nessuno ha bisogno di spiegazioni dettagliate sulla pratica più antica del mondo, no? A meno che il romanzo non sia un erotico e allora si legga esattamente ciò che ci si aspetta! Comunque la scena che più mi ha toccata, anzi, il capitolo che più mi ha messa a dura prova è sicuramente l’ultimo di “Scusa ma ti amo troppo” e… non posso dirvi il perché… 😉 Ma quanto ho pianto! Ogni volta piango. È stato difficile, all’epoca, soprattutto perché dovevo leggerlo a voce alta a Loretta e, ricordo, diventai fucsia a forza di trattenere le lacrime! Di scene che mi fanno ridere ce ne sono troppe, non saprei regalare il primato a nessuna!
- Per concludere la nostra chiacchierata, vorresti consigliare un libro o un autore in particolare ai tuoi lettori?
Consiglio un libro che mi ha letteralmente rapita: “Follia”, di Patrick McGrath. È un romanzo psicologico molto duro e intenso. Un autore, invece, che mi sento assolutamente di consigliare è Luis Sepulveda. La notizia della sua morte a causa del Covid-19 mi ha davvero colpita. Di lui dicono che è lo scrittore che ci ha insegnato a volare. Confermo!
Grazie Elisa, a presto!