Elisa (Vittoria Puccini) è incinta ed è in ospedale per una visita. In sala d’attesa accarezza la sua pancia mentre il medico la raggiunge per comunicarle che la bimba sta bene. “Ah ma allora è una femmina! Lo sapevo…”. Mentre la sua mente corre veloce a fantasticare su sua figlia, il dottore la riporta brutalmente alla realtà. La visita, purtroppo, ha rivelato un problema. Elisa è gravemente malata.

“Io voglio vederla”

Elisa ha l’abitudine di annotare sul suo quaderno la lista delle cose da fare. Le viene un’idea: comprare un regalo per ogni compleanno della sua bambina, fino al diciottesimo. Ma come potrà sapere qual è quello giusto ora, senza che la piccola si sia ancora affacciata al mondo e abbia iniziato a guardarlo con i suoi occhi?

Nonostante le sue domande e perplessità l’elenco pian piano prende forma.

Questo è il mio ultimo regalo… Starai pensando “ancora con questi regali”, eppure non sai quanto mi ha fatto bene, quanta forza mi ha dato. Pensare a cosa ti avrebbe fatta diventare una persona migliore. Grazie quindi piccola mia, e scusami se qualche regalo l’ho sbagliato.

Anna (Benedetta Porcaroli) è cresciuta solo con il papà Alessio (Edoardo Leo), circondata dall’affetto dei nonni e degli amici, ma senza colei che l’ha messa al mondo. Durante ogni sua festa di compleanno, però, ha fatto capolino, tra le carte colorate, anche il pacchetto da parte della mamma, scomparsa lo stesso giorno della sua nascita. Rispetto a quei doni, i suoi stati emotivi sono mutati nel tempo, fino all’alba dei suoi diciott’anni. Anna è arrabbiata, della madre non ha ricordi, non ha conosciuto il profumo della sua pelle, lo sguardo d’amore nei suoi confronti, il suono della sua voce e il tocco della sua mano.

La vita però, anche con vie inusuali, sa dare quelle risposte mancanti per far vedere la realtà sotto altri punti di vista. Ed è così che Anna e Elisa, separate nel momento in cui avrebbero dovuto davvero iniziare a conoscersi, trovano un modo “alternativo” per imparare qualcosa una dall’altra. Non si può cambiare ciò che è stato. Non ci si può limitare a dire semplicemente “ma perché proprio a me”. La risposta è l’Amore. In tutte le sue forme, scelte e dimensioni, anche le più astratte ed improbabili.

Il punto di vista di Silvia

Un film del genere viene scelto non certo perché ci si aspetta una trama ricca di colpi di scena, ma proprio per l’aspetto introspettivo di una vicenda di tale portata e per l’eventuale immedesimazione nel vissuto di uno dei protagonisti. E se il personaggio di Anna viene molto ben esplorato sul piano emotivo, quello di Elisa, come madre, rimane più tratteggiato, spesso solo evocato e mai veramente definito. Già in condizioni ideali la maternità porta con sé un carico di emozioni immenso e variegato: l’amore per una persona che è allo stesso tempo parte di te e altro da te, le insicurezze, il desiderio di dare il massimo e il senso di colpa per le mancanze… Cosa ha potuto significare tutto questo amplificato dalla terribile prospettiva di non avere più un futuro e di non poter essere presente per una figlia tanto desiderata? Purtroppo questo aspetto nel film non viene mai veramente affrontato, ci si limita a farlo appena trasparire e a mostrarne le orme nella scelta dei diciotto regali. I doni che Elisa prepara per i compleanni di Anna sono allo stesso tempo una dichiarazione di forza d’animo straordinaria, da parte di una donna che trova il modo di non arrendersi ad un destino crudele, ma anche una precisa dichiarazione d’amore verso sua figlia.

Il punto di vista di Ileana

Il film non è incentrato solo sul rapporto tra mamma e figlia, ma testimonia il valore della scelta. Di Elisa, di Alessio, di Anna e di tutte le altre persone coinvolte. Non si limita a raccontare una storia, ma apre le porte ad argomenti intrinsechi che, seppur diversi, sono collegati tra loro dall’amore. Quello di Alessio per Elisa, che resta fedele alla moglie, facendo da ponte tra passato e futuro, nel presente con sua figlia. Quello di Elisa per Anna, che con la scelta dei regali per la sua piccola, si concentra sul domani, immaginando una bambina farsi donna scegliendo una vita all’insegna dell’altruismo, dell’ottimismo e dell’assenza di rimpianti. Focalizzandosi su quello che sarà, Elisa perde di vista ciò che è, non lasciando che la malattia, attraverso il suo pensiero, le rubi ancora più di quanto stia già facendo.

Per coloro che hanno vissuto una situazione analoga, il film è capace, nella sua essenzialità ed immediatezza, di toccare le corde legate alle più tragiche esperienze, in un crescendo di emozioni. L’immedesimazione consola, l’esperienza altrui può diventare un monito di scelte.

La storia di Elisa Girotto

Il film è basato sulla storia vera di Elisa Girotto e, come tale, merita il rispetto e la comprensione per le scelte che una donna si è trovata, suo malgrado, a dover compiere per far conoscere parte di sé, trasmettendo ideali e passioni ed infondendo un sentimento autentico verso la figlia, che crescerà senza di lei.

Nulla può distogliere una mamma dal suo obiettivo d’amore, anche quando le speranze sono oramai vane, lei sarà lì a combattere.

“Dobbiamo solo prenderci per mano e vivere ogni giorno con coraggio”

Elisa Girotto

Dedicato a tutte le mamme che hanno lottato fino all’ultimo.

Dedicato a tutte le figlie che hanno dovuto crescere senza la mamma.

Dedicato a tutti i papà che, da soli con una figlia, hanno amato per due.

Dedicato a Elisa Girotto e alla sua famiglia.

di Ileana Cavurina e Silvia Novara

 

 

 

 

2 pensieri su ““18 regali” film ispirato alla vera storia di Elisa Girotto

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