In una sera d’estate siciliana, all’interno dell’arena di un paese nel palermitano, sta per essere proiettato uno dei film più toccanti di recente produzione: Picciridda – Con i piedi nella sabbia, basato sul romanzo di Catena Fiorello.
All’entrata a teatro lo scenario che mi si prospetta davanti ha qualcosa di intimo e familiare. Una bambina dolcissima dagli occhi grandi si guarda intorno, incredula della realtà che, da qualche mese, si ritrova a vivere. A fianco a lei un regista sorridente, quasi ignaro del ruolo che riveste e infine un attore dallo sguardo buono, che ricorda una figura paterna.
A colpirmi subito è l’immediata disponibilità dei tre attori verso di me, una ragazza in cerca di notizie, curiosa, emozionata e quasi un po’ intimidita. Tra di noi, fin da subito, si crea un’atmosfera confidenziale e amichevole, quasi fosse una normale chiacchierata tra conoscenti. Le domande si alternano con semplicità e le risposte scaturiscono con immediatezza.
Marta Castiglia (attrice protagonista)
- Questo è il tuo debutto come protagonista: che sensazione hai provato?
È stata una sensazione bellissima! Ricordo che quando mio padre mi ha detto di essere stata scelta fuori c’era un temporale, ma io ero felicissima! Poi, studiando teatro, volevo sperimentare e così mi sono buttata, anche perché il mio sogno è quello di fare l’attrice.
- Interpretare questa bambina così apparentemente fragile è stato complicato?
Durante le riprese mi hanno affiancata una coach, Simona Taormina, che mi ha aiutata a entrare nel personaggio; infatti, dopo ogni scena girata, mi sentivo sempre di più Lucia.
- Cosa ti è rimasto di lei?
Praticamente tutto, ormai fa parte di me. Ad esempio, quando sono tornata da Favignana a Palermo dopo le riprese, ormai parlavo come Lucia, mi esprimevo come lei. Ho dovuto riabituarmi a riprendere in mano la dizione.
Paolo Licata (regista)
- Com’è nata l’idea di girare questo film? E’ stata Catena Fiorello a scegliere te o il contrario?
Stavo leggendo qualche libro cercando una storia, senza però trovare niente che mi ispirasse. Poi, un giorno, mia madre mi ha suggerito Picciridda e così ho trovato il mio racconto.
Catena Fiorello è autrice anche di altri romanzi, perché hai scelto proprio questo?
Perché la storia è intima, molto intima. E, grazie anche alla minuziosità e ai particolari paesaggistici riportati da Catena, ho capito subito di aver trovato quella giusta.
- Proprio nel momento in cui il film sarebbe dovuto uscire nelle sale cinematografiche, la pandemia ha bloccato tutto. Come hai vissuto questa situazione, hai pensato di essere un po’ sfortunato?
In realtà no perché, generalmente, sono sempre molto positivo e credo che i tre mesi di lockdown abbiano aumentato la curiosità del pubblico.
- Nel film si dà poco spazio ai dialoghi e molto allo sguardo e alla mimica: come mai questa scelta?
Principalmente è una scelta di stile: ho sempre amato il cinema che “dice poco” a livello di dialoghi, ma molto a livello di sguardi. Preferisco il “non detto” e il “lasciato intuire”. Quindi, in linea di massima, il mio scopo è sempre stato quello di lasciare allo spettatore la possibilità di porsi delle domande. Poi anche la storia e l’ambientazione hanno contribuito alla creazione di quest’atmosfera particolare, in cui ognuno tiene i pensieri per sé.
- Perché hai scelto proprio quello specifico luogo per le riprese?
Perché il fatto stesso di non sapere dove ci si trova, dove si svolge di preciso la vicenda dà ancor di più un senso di isolamento.
- Il personaggio di nonna Maria è interpretato dalla grande Lucia Sardo: come mai la scelta è ricaduta proprio su di lei?
Innanzitutto perché è una grande attrice e poi perché, nel momento in cui abbiamo fatto il lavoro di unire l’attore con il personaggio, lei è diventata esattamente donna/nonna Maria, plasmandosi così come lei è capace a fare bene.
- Che rapporto hai con Catena Fiorello?
Confidenziale, prima di tutto, e di complicità. Gran parte delle idee riguardanti il film sono state condivise con lei e per me è stato molto importante questo aspetto che ha riguardato sia la scelta del casting sia la sceneggiatura, a cui ha preso parte attivamente. Il mio obiettivo era quello di realizzare la visione dell’autore. Quando Catena ha iniziato a vedere i primi montaggi si è commossa molto, perché sosteneva di aver immaginato quella determinata scena esattamente così come l’avevo rappresentata.
- Un’ultima domanda: hai un altro progetto in cantiere?
Sì, c’è un altro progetto ma … non posso dirti altro!
Claudio Collovà (attore protagonista)
- Il suo personaggio è un po’ la chiave di volta del romanzo e del film: come ha vissuto l’esperienza di interpretare la cattiveria di quest’uomo?
Sicuramente è un personaggio molto duro, molto pesante, inserito in un immaginario fortemente negativo. Credo di averlo interpretato volutamente in modo ambiguo, fino all’ultimo, infatti, non si capisce la sua violenza. È stato senza dubbio un lavoro molto interessante. Rappresento l’unica parte maschile del film, non è stato facile ma sono proprio ruoli come questi che servono a migliorare il proprio lavoro di attore.
- Aveva già lavorato insieme a Lucia Sardo? Com’è stato ritrovarsi con lei sul set?
Lucia è una carissima amica. Avevamo già lavorato insieme a teatro e ritrovarla sul set è stato straordinario.
Terminata l’intervista mi accingo a vedere il film e le emozioni triplicano tra stupore, tenerezza e rabbia. Tutto questo e tanto altro in una sola serata aiutano ad apprezzare maggiormente la straordinaria capacità di attori, sceneggiatori, produttori e del regista di mettere in scena una storia così drammatica in cui la durezza della vita si tocca con mano.
Questa non è una storia come tante, è la storia degli ultimi, dei dimenticati, di chi può e deve contare unicamente sulle proprie forze: una metafora dell’esistenza umana attraverso la quale si trasmette l’idea che si può e ci si deve rialzare, a ogni costo.
Di solito si dice che i libri siano sempre migliori dei film rappresentati, ma la capacità di Paolo Licata nel riportare particolari rilevanti ha sovvertito qualsiasi pregiudizio. Anche io, come l’autrice, leggendo il libro avevo esattamente immaginato quei luoghi, quegli sguardi, quei colori e il mio totale coinvolgimento è stato inevitabile.
Picciridda è una storia che ciascun lettore porta dentro e gli attori Marta Castiglia (Lucia), Lucia Sardo (nonna Maria), Ileana Rigano (zia Pina) e Claudio Collovà (zio Saro) hanno reso tutto vero e palpabile, coinvolgendo un pubblico estasiato e commosso.