Cosa mostrano oggi le gallerie o i musei di arte moderna? Quale significato si può dare alle inusitate forme e ai colori dirompenti della produzione artistica contemporanea? Come comprendere la validità e la serietà di quegli operatori che, presentano al pubblico le proprie creazioni lontane dall’aulico quadro paesaggistico?
Queste, in sintesi, le domande che potrebbe giustamente porsi un cosiddetto profano, cioè una persona che, volendo avvicinarsi al mondo dell’arte, non sa da che parte guardare un quadro, una scultura o una performance per la mancanza di un riferimento realistico.
Forme libere
Le risposte a queste domande non sono certamente semplici, né da sole bastano a fugare la nebbia sui vari aspetti e sulle ragioni del comportamento artistico dell’ultimo secolo. Le difficoltà che si possono incontrare avvicinandosi all’arte moderna è causata soprattutto in due fattori concomitanti: l’abbandono delle motivazioni di carattere rappresentativo dei secoli scorsi, che nella pittura avevano il solo mezzo per riprodurre una realtà sfuggevole o per raffigurare idealizzazioni storiche o religiose, e la ricerca di nuovi linguaggi espressivi non racchiusi da forme riconducibili al reale, ma libere di imporsi come reali esse stesse, frutto di una mente umana che si definisce “artististica”.
Prodotto artistico come prodotto artigianale
Le arti visive, pertanto, sono andate via via affidandosi e allontanandosi da quell’impatto immediato che può offrire, per esempio, un quadro di stampo “veristico”. D’altro canto, però, la preparazione culturale contemporanea non sempre si è preoccupata dell’aspetto evolutivo dell’arte, per cui il prodotto artistico viene spesso considerato alla stregua di un prodotto artigianale, calcolandone la validità sulla base di concetti elaborati antecedentemente e ritenuti erroneamente sempre validi e immutabili.
Da ciò nascono due posizioni di diffidenza: da un lato il rifiuto, per mancanza di metri di giudizio, delle espressioni artistiche moderne, lasciando al gusto soggettivo la determinazione del valore da attribuire a un’opera, dall’altro la possibilità, per lo meno teorica, che un qualsiasi prodotto artistico, presentato sotto l’autorevole egida di arte contemporanea, possa non avere effettivamente il valore a esso ascritto.
I canoni dell’arte
La capacità di valutazione è guidata da canoni precisi e da criteri tecnici che partono da una profonda conoscenza dell’evoluzione storica dell’arte. Il più delle volte questi criteri sono sconosciuti agli occasionali fruitori della produzione artistica e, di conseguenza, è naturale che essi rimangano interdetti di fronte a ciò che osservano. Spesso non si tiene conto che, come avviene per argomenti scientifici, alla base di ogni valutazione deve esserci una conoscenza della storia e dell’evoluzione della materia trattata. E l’arte, l’espressione analogica per eccellenza dell’essere umano, non si esime da questa regola.
La chiave di lettura
A ogni buon conto, per chi, sia pur profano, desideri apprezzare ciò che accade oggi nel mondo dell’arte, le chiavi di lettura possono essere la sensibilità personale nel porsi davanti a un quadro e la disponibilità mentale nel non voler a tutti i costi “vedere” qualcosa, lasciando invece affiorare le sensazioni, positive e negative, che la vista dell’opera può far nascere, analizzandole e accentandole come espressione della propria personale realtà culturale.
La domanda è “perché”!
Un’altra possibilità di avvicinamento è costituita dagli operatori stessi, ai quali ci si può rivolgere per essere aiutato nelle valutazioni, senza infondate paure di ricevere risposte astruse. Artisti e galleristi, infatti, sono sempre disponibili a parlare e discutere delle opere presentate in termini semplici e costruttivi. E, in questo caso, permettetemi un consiglio, la domanda da porre non dovrà essere “che cosa rappresenta?” ma, più semplicemente “perché?”.