Viaggio dentro se stessi su fiumi d’inchiostro e parole

La scrittura ha fatto scoprire all’uomo mondi infiniti, attraverso essa l’eco dei secoli passati è arrivato fino a noi, aprendo le porte di realtà, che, altrimenti, sarebbero rimaste inesplorate. Con essa abbiamo la possibilità di imbatterci in luoghi fantastici vivendoli come autentici, quasi fosse un po’ come una macchina del tempo, che non sembra seguire le regole e le logiche della fisica. Ed è proprio nel ricordo che risiede l’immortalità dell’uomo, la scrittura lo fissa, rendendo indelebile la memoria e creando un ponte fra uomini lontani nel tempo e nello spazio.

Ma la scrittura non si limita solo ad aprire le porte di mondi ed epoche lontani da noi, ma permette anche di calarsi dentro se stessi, avviando un rapporto introspettivo forte e intenso. Una discesa che può essere dolorosa e difficile, che consente di scivolare dentro noi stessi e i meandri oscuri dietro i quali celiamo insicurezze, paure e traumi. Un’ardua discesa, ma la cui conseguente risalita rappresenta l’inizio di un cambiamento tale da poter guardare con occhi nuovi noi stessi e, a volte, anche il mondo che ci circonda.

Questo modo di “utilizzare” la scrittura, si chiama scrittura terapia. Tutto ebbe inizio negli negli anni ‘80 del Novecento, quando, dall’idea di un’allieva per la sua tesi di laurea, James Pennebaker inizia i suoi studi sulla scrittura autobiografica. L’obiettivo è capire se scrivere può apportare benefici e se questi possano essere misurati scientificamente. L’esperimento che conduce con la sua allieva è il primo in assoluto riguardo questo tipo di argomento e i risultati che ottiene sono davvero sbalorditivi. Infatti, i testi, raccolti come racconti intimi, rivelano stati d’animo profondi e, spesso, scomode verità legate a traumi e abusi.

Scrittura terapia e il nostro mondo interiore

Mente e corpo hanno fra loro un legame molto stretto, anche se sembrano appartenere, a volte, a due realtà differenti. Spesso, la risposta fisica a situazioni di stress emotivo, ansia patologica, paura costante o di forte preoccupazione, può esprimersi sotto forma di disturbo psicosomatico, ovvero il disagio mentale, manifestandosi sul fisico come campanello di allarme.

Ma se esiste correlazione fra mente e corpo, può esistere anche quella fra la psiche e i benefici apportati dall’atto fisico dello scrivere? Secondo Pennebaker sì e i suoi studi, infatti, dimostrano che c’è un rapporto fra le parole e il nostro mondo, sia interiore sia esteriore. La scrittura come terapia, come viaggio dentro se stessi, apporta notevoli benefici alla salute e modifica valori profondi, il modo di pensare ai propri sentimenti, agli eventuali traumi vissuti, alle emozioni e a se stessi.

I benefici

Inibire pensieri stressanti, come lo stress in generale, o i propri sentimenti, può influire negativamente sul sistema immunitario, su quello cardio-circolatorio, sul funzionamento biochimico del cervello, aumentando così il rischio di malattie più o meno gravi. La scrittura terapia è un supporto emotivo che, migliorando lo stato di salute psicologico, influisce in modo positivo anche su quello fisico. Scrivere aiuta a guarire da esperienze stressanti, traumatiche e negative, è un momento di crescita personale e rappresenta un ottimo mezzo per raggiungere la “centratura”, ossia l’equilibrio fra mente, percezione e cuore.

Dagli studi condotti fino a ora si è notato come la pratica della scrittura non apporta benefici solo a un determinato gruppo di persone, ma gli effetti positivi si possono apprezzare anche in diverse comunità: detenuti in carceri di massima sicurezza, vittime di reati, persone affette da artrite e dolori cronici, uomini che hanno perso il lavoro, donne che hanno avuto il loro primo figlio…

“Se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso guarderà te” diceva Nietzsche; però, a volte, guardare l’abisso e lasciare che esso guardi noi diventa necessario, perché abbiamo bisogno di perderci nel buio per ritrovare la luce. Così come succede attraverso la scrittura terapia.

La scrittura libera

Scrivere in libertà, seguendo il flusso di coscienza, è il primo livello di scrittura terapeutica: un approccio scevro delle logiche della ragione, della grammatica o dell’ansia della pagina vuota. Si racconta a se stessi, così come viene, da soli, in un atto intimo. Si raccolgono i ricordi, approfittando di essere onesti e sinceri, senza nessuna paura. Iniziare con questa terapia può rappresentare un passo enorme, quasi un muro da superare, perché guardarsi dentro è difficile e, a volte, fa paura.

La scrittura del problema

“Scrivere il problema” significa descrivere, identificare e analizzare il problema che abbiamo davanti, cercando di capire davvero cosa ne pensiamo e quali possano essere le soluzioni per superarlo. La scrittura è un esercizio introspettivo importante e profondo. Come metodo terapeutico non è adatto a tutti, ma solo a chi non prova ansia all’idea di trovarsi davanti un foglio bianco.

Siamo come vecchie cantine piene di cose, alcune dimenticate, altre lasciate lì e basta; c’è disordine, polvere ed è una sensazione spiacevole. La lampadina non funziona e dentro c’è il caos e, ne siamo coscienti, la scrittura terapia non metterà in ordine la cantina, ma potrà essere quella luce che rischiarerà il buio, permettendoci così di veder bene ciò che c’è dentro e fare ordine.

“Scrivere è leggere in sé stessi” (Max Frisch)

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