Una truffa “all’italiana”, un gruppo di spiantati mandati in un luogo ostile e la voglia di riscattarsi costruendo letteralmente dei sogni: questi sono gli ingredienti principali dell’opera prima del regista Simone Spada, Hotel Gagarin (2018), che vanta un cast di assoluto rilievo, con nomi del calibro di Luca Argentero, Claudio Amendola, Barbora Bobulova e Giuseppe Battiston.
Una banda di disperati
Hotel Gagarin è summa perfetta di tutti quegli elementi che hanno reso inconfondibile (e che talvolta, purtroppo, sono stati accantonati) la cosiddetta “commedia all’italiana”: situazioni al limite dell’inverosimile, momenti di introspezione, comicità mai volgare e un finale agrodolce con l’aggiunta di una sorprendente vena onirica che contribuisce a rendere il film godibile alla visione.
Le vicende del lungometraggio prendono il via dalla sempreverde ricerca di soldi facili.
Un produttore dell’ultima ora e Valeria (Barbora Bobulova), una donna sovietica dal passato tutt’altro che limpido, vengono “assoldati” dall’ambiguo politico di turno che assegna loro il compito di formare una troupe di spiantati al fine di realizzare (ovviamente, per finta) un film in Armenia. Il gruppo viene presto composto: un professore con la passione per la sceneggiatura (Battiston), un elettricista dai modi “spicci” (Amendola), un fotografo con qualche debito di troppo (Argentero) e una prostituta dai modi gentili e dalla scarsa cultura (Silvia D’Amico).
Valeria e questa combriccola di “disperati” – troppo assorti nel loro sogno di cambiare finalmente vita da accorgersi di aver preso parte a un grande bluff – raggiungono così l’Armenia.
Il gruppo alloggia nel desertico Hotel Gagarin, dapprima una sorta di prigione per i nostri protagonisti (a causa di vicissitudini politiche che costringeranno il gruppo a rimanere bloccati in Est-Europa) e poi rapidamente trasformatosi in una vera e propria fabbrica dei sogni per la popolazione locale, affascinata da quel gruppo di stranieri così eterogeneo ma, al contempo, unito dal desiderio di risalire la china.
È gente del villaggio. Dicono: “Qui si girano sogni!”
Le cose accadono da sole… o per magia
La magia del cinema che può trasformare un umile uomo nel leggendario astronauta russo Jurij Gagarin rappresenta il punto di svolta, la molla che spinge i nostri protagonisti a non arrendersi alla propria, mediocre vita.
È infatti grazie alla volontà di aiutare la popolazione locale a realizzare i propri sogni che il bonario professore, la cinica russa, il controverso fotografo, la prostituta sempliciotta e il rozzo elettricista capiranno che è possibile dare una svolta alle loro esistenze.
Se vuoi essere felice, comincia.
La citazione di Lev Tolstoj è il leit motiv della pellicola, che dona a ogni personaggio il proprio lieto fine, diverso per ognuno di loro ma accomunato dall’idea che affrontare e sconfiggere i propri, scomodi demoni non solo è possibile, ma necessario per essere felici.
Proprio come il celeberrimo astronauta russo, che ha dimostrato come sia possibile superare i confini dello spazio, anche i simpatici e poco convenzionali eroi di Hotel Gagarin riusciranno a superare i confini della loro insoddisfazione, dimostrandosi pronti ad affrontare una sfida ben più stimolante: una seconda chance, una sorta di rinascita che parte proprio dalla realizzazione dei sogni.