Hai un personaggio in mente: conosci ogni sua ruga, ogni suo capello, ogni suo gesto. Potresti parlarne per ore, descrivendolo nei minimi dettagli e raccontando decine e decine di aneddoti sul suo passato, scoprendo sempre nuove informazioni da aggiungere alla sua scheda personale.
E fremi dalla voglia di mettere tutto nero su bianco, di inserire ciò che sai di lui nel libro che stai scrivendo, e di cui magari è il protagonista… perché più informazioni ci sono, meglio è, giusto? Sbagliato!
Calibra le informazioni
Frena i cavalli e rifletti: perché vuoi dare quelle informazioni? La risposta, anche se non tanto ovvia, è semplice: vorresti che il lettore si innamorasse del tuo personaggio come hai fatto tu. Ma se analizzi questa situazione da un punto di vista oggettivo, ti renderai presto conto che è impossibile. Tu sei il suo creatore, è uscito dalla tua mente e dalle tue mani, ed è naturale che tu sappia ogni dettaglio, anche quello più insignificante, su di lui. Per riuscire a caratterizzare al meglio un personaggio, però, è necessario calibrare attentamente quali e quante informazioni dare, e anche quando darle.
Partiamo dal principio
La caratteristica principale che deve avere un’informazione è quella di essere funzionale. Un’informazione è funzionale quando serve a caratterizzare un personaggio, un’ambientazione o una scena in funzione dell’avanzamento della trama. Qualsiasi genere di informazione può essere funzionale, anche quella apparentemente più insignificante!
Facciamo un esempio relativo ai personaggi: prendiamo Marco, un giovane con i capelli lunghi, che porta legati in una coda di cavallo.
Questa potrebbe essere una semplice descrizione che, abbandonata a se stessa, non aggiungerebbe nulla alla storia e servirebbe solo a dare un’idea dell’aspetto di Marco al lettore. Ciò ovviamente non sarebbe da considerare un errore, ma anche con una semplice descrizione possiamo fare molto di più.
Potremmo considerare che il fatto di tenere i capelli così lunghi da essere raccolti in una coda è una scelta personale, che ci potrebbe dire qualcosa in più del personaggio. Nella storia, questa sua caratteristica gli viene fatta notare? Attira dei commenti, piacevoli o meno? E lui, come reagisce a tali commenti? O ancora, è una pettinatura curata o trasandata? Ha i capelli puliti o no? In base a queste domande e alle relative risposte, il lettore può dedurre qualcosa su di Marco senza che questo venga detto esplicitamente.
Quindi, se l’avere i capelli lunghi fosse un’informazione utile all’avanzamento della trama o all’arricchimento della storia, sarebbe un’informazione funzionale; se, invece, non avesse ripercussioni in nessun modo sullo svolgersi degli eventi, non lo sarebbe, e potrebbe essere omessa o sostituita liberamente.
L’ambientazione
Un esempio relativo all’ambientazione: siamo a Roma, di fronte a un palazzo nobiliare. La facciata esterna è di colore bianco sporco, arricchita da semicolonne in marmo chiaro striate da venature grigie. All’ingresso, un’ampia scalinata di travertino, lunga circa cinque metri, si allarga dal portone principale scendendo verso la strada. Lungo i lati corre una grossa catena scura, intervallata da paletti di colore bruno saldamente ancorati a terra. Marco attraversa le strisce pedonali di fronte al palazzo, per poi passarvi accanto e proseguire sul marciapiede. Due traverse dopo, girato l’angolo, incontra Giulia.
La descrizione dell’edificio non aggiunge nessuna informazione utile: l’azione principale non si svolge lì davanti ma in un’altra strada; l’immagine è molto generica, di un palazzo come se ne possono trovare molti in città storiche come Roma; non viene raccontata l’atmosfera del momento, in favore invece di dettagli non importanti (il colore della facciata, la lunghezza della scala, e così via). Lo svolgimento della storia viene sospeso per creare sì un’immagine del posto, ma irrilevante.
L’infodump
La sfilza di informazioni non funzionali che, a volte, viene sciorinata in un testo in relazione a un personaggio, un’ambientazione o un’azione, viene denominata infodump – letteralmente “discarica di informazioni”.
Ti è mai capitato di leggere un libro in cui viene descritto per filo e per segno il colore delle nuvole nel cielo, i riflessi della luce sulle onde, la consistenza dei singoli granelli di sabbia sotto i piedi, senza che questo aggiungesse nulla alla trama, tant’è che alla fine della pagina ti sei trovato a esclamare: E quindi?! Ecco, probabilmente sei incappato in una infodump.
Però, attenzione! Se, a volte, non ottimizzare un’informazione rendendola funzionale può essere un’occasione sprecata, altre volte può essere addirittura dannoso e controproducente!
Ad esempio, spostiamo l’attenzione su un’azione: Marco e Giulia si incontrano. Sono uno di fronte all’altra, a pochi metri di distanza. La ragazza giocherella nervosamente con un ciondolo che porta al collo. Marco osserva il gesto con intensità, corrucciando la fronte. Improvvisamente, Giulia scappa, e lui scatta per rincorrerla. Quando, raggiungendola, la afferra bruscamente per un braccio, lei si volta e ride, esclamando: “Bravo, mi hai presa!”.
Gli specifici termini utilizzati (come nervosamente, scappa, afferra) creano un’atmosfera d’inquietudine, che entra poi in contrasto con il tono spensierato della ragazza. Ovviamente, questo può essere un effetto voluto, ma il mio intento qui è di sottolineare l’attenzione alle informazioni date: se da questa breve scena non scaturisse un rapporto giocherellone tra i due, magari inclini a farsi scherzi del genere, avremmo rotto la cosiddetta “sospensione dell’incredulità” del lettore senza alcun motivo.
Ma quando?
Ora che abbiamo analizzato le caratteristiche di un’informazione funzionale, cerchiamo di capire quando sarebbe opportuno darla. O, ancora meglio, quando non sarebbe opportuno, ovvero appena prima che questa informazione serva in funzione dell’avanzamento o arricchimento della trama.
Tornando a Marco e Giulia, se il ciondolo che lei porta al collo fosse importante ai fini dell’intreccio, potrebbe essere messo in evidenza in un’azione come quella che abbiamo visto insieme, per diventare davvero rilevante solo più avanti.
Può essere considerato un trucco del mestiere, se vogliamo: in un buon libro, tutte le informazioni sono funzionali; il punto è non sapere quando.
È una questione di fiducia
Devi fidarti del lettore: se darai un’informazione apparentemente inutile, lui la metterà da parte in un angolo della mente e, al momento giusto, se ne ricorderà.
Quando sentirai l’urgenza di scrivere qualche nuovo dettaglio, che sia esso relativo a un personaggio, a un’ambientazione o a un’azione, prova prima di tutto a porti questa domanda: sono informazioni utili o riflettono semplicemente ciò che tu, autore, vedi nella tua mente, ma che non ha ripercussioni sulla trama?
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