Nell’ultimo articolo abbiamo parlato della pubblicazione di un romanzo insieme a una casa editrice. Basandomi sulla mia esperienza, ho esposto i passaggi che, per tentativi ed errori, mi hanno portato a trovare l’editore giusto per il mio manoscritto.
Ti ho spiegato l’importanza di:
- avere un obbiettivo
- preparare una buona sinossi
- cercare l’aiuto di un professionista
- vagliare le case editrici giuste
Oggi invece valuteremo la possibilità del self-publishing, in italiano “auto-pubblicazione”, ovvero senza il supporto di un editore (in inglese publisher).
Le mie ospiti
Per riportare un’esperienza personale, ho posto alcune domande a Laura Rocca, autrice di romance, fantasy e storici, e Elisa Crescenzi, autrice di romance e chicklit, che pubblicano in self ormai da anni.
Come siete arrivate a scrivere un libro? È stato frutto di un lungo processo o di un impulso improvviso?
L: La scrittura mi accompagna da quando ero una ragazzina. Essendo stata vittima di bullismo, ho trovato nelle mie storie la mia unica via di fuga.
Ho sempre desiderato pubblicare un libro, ma non ho avuto il coraggio di farlo per moltissimo tempo. Ho continuato la mia vita svolgendo lavori che non mi hanno mai appagata, creavo dei blog per raccontare storie e aneddoti del quotidiano, erano sempre molto seguiti e ricevevo un ottimo riscontro tramite i commenti e, così, quando ho scoperto dell’esistenza del self-publishing ho deciso di farmi coraggio e provare a dedicarmi a ciò che mi piace davvero.
E: Anche nel mio caso scrivo fin da ragazzina. All’epoca si trattava di riempire le pagine del diario segreto, poi per qualche anno ho completamente smesso. Fino a quando, in un momento difficile della mia vita, la mia mente, per rifugiarsi altrove, ha creato una sorta di mondo parallelo dove scappare. Così sono nati i miei primi personaggi e la loro storia, qualcosa che, oggi, reputo molto acerbo, ma che all’epoca mi è stato di grande aiuto.
Da quelle prime righe a ora, sono passati quasi dieci anni e ritrovarmi con i miei romanzi sullo scaffale di casa è qualcosa che, troppo spesso, io stessa svaluto.
Con il manoscritto tra le mani, come vi siete mosse? Avevate in mente un piano di pubblicazione?
L: Avevo deciso sin da subito che non avrei mandato il libro in valutazione a una casa editrice. Le ferite che ti infliggono quando sei un ragazzino ti perseguitano per sempre. Non desideravo qualcuno che mi valutasse, che dicesse che non ce l’avrei potuta fare.
Volevo che scegliesse direttamente il lettore e, in questo, il self publishing è molto democratico.
E: Ho iniziato a scrivere per me stessa, non avevo intenzione di pubblicare, non sapevo assolutamente niente di editoria. Come tante persone, ho tentato la strada delle piattaforme di scrittura online, e mi è bastato per ritrovarmi catapultata in un’altra dimensione.
Quando ho tentato la strada del self attraverso una piattaforma di vendita molto nota, non credevo di certo di poter fare di quella che era la mia passione anche il mio lavoro.
Avete scelto l’auto-pubblicazione: con questo obiettivo in mente, quali step avete seguito?
L: Ho cominciato a pubblicare a puntate, su un blog, il romanzo circa sei mesi prima della pubblicazione. La mia speranza era di trovare persone a cui piacesse leggere ciò che scrivevo e che, magari, potessero essere interessate ad acquistare il mio libro una volta disponibile sul mercato.
Ho utilizzato anche i social per promuovermi, sia nei gruppi dove era concesso, sia nella mia pagina personale.
All’inizio sono stata recensita da pochi blog, il mio primo libro era un fantasy romance. Ho sicuramente avuto un maggior numero di contatti e collaborazioni quando ho iniziato a pubblicare romance contemporaneo.
E: Inizialmente, come tanti, ho pensato di poter fare ogni cosa da sola: scrivere, rileggere, correggere. Un errore dettato dall’inesperienza, ora mi dico che sono stata folle! Come detto in precedenza, ero davvero inesperta al riguardo, il mio è stato un salto nel vuoto.
Oggi, oltre a scrivere il mio romanzo con le dovute ricerche, mi avvalgo di diverse figure che mi accompagnano dalla prima stesura alla pubblicazione.
Una volta che il prodotto è pronto, dopo averlo riletto almeno un altro milione di volte, finisce nelle mani di alcune colleghe per la lettura in anteprima e poi in quelle delle blogger con cui collaboro.
Scelgo la data, un piano promozionale efficiente e procedo.
Avete ricevuto un aiuto professionale?
L: Relativamente al testo, ho sempre avuto una editor affinché i miei libri fossero revisionati da una persona competente. Penso che la scrittura non sia un mestiere nel quale finisci di studiare. Confrontarsi con una persona che ti spinge sempre a indagare le tue capacità narrative è quello che ti serve come stimolo per non arenarti.
Mi sono avvalsa della collaborazione di diverse grafiche per la realizzazione delle copertine. Suggerisco, a chi non ha particolare dimestichezza con appositi programmi, di rivolgersi a un professionista, anche per i contenuti visivi per eventuali sponsorizzazioni del libro.
A livello di marketing, solo dopo diversi anni ho collaborato con una consulente per i social per capire come usarli meglio, ad esempio grazie a suggerimenti su che tipo di foto e contenuti pubblicare.
E: Oggi so che pensare che il prodotto finito sia frutto solo dello scrittore è sbagliato, e ammetto che questo è stato uno dei miei errori iniziali. Bisogna sempre affiancarsi a figure professionali, rendono il nostro libro al massimo della sua forma.
Mentre scrivo ho alcune beta che mi aiutano a identificare da subito quelli che possono essere incoerenze o buchi di trama.
Una volta terminato il libro, lo lascio decantare e solo dopo torno a rileggerlo e sistemare le parti che non mi convincono.
A quel punto lo consegno alla editor per una correzione a tutto tondo del testo.
Mi affido a una grafica che si occupa di realizzare la cover perfetta per il mio testo e delle grafiche promozionali per i social.
Per quanto riguarda l’impaginazione, me ne occupo da sola. Sono diplomata al liceo artistico, alcuni programmi ho imparato a usarli da sola strada facendo, e ho seguito anche qualche corso online.
A vostro parere, ci sono dei pro e dei contro a questo metodo di pubblicazione?
L: I pro sono sicuramente molti: libertà sulla storia, completa autonomia nella scelta dei collaboratori, della data di pubblicazione, della scelta del prezzo. Anche la consapevolezza immediata del volume di vendita.
I pro, però, sono anche i contro. Lo scrittore indipendente non è un mestiere facile, si distacca molto dalla figura romantica dello “scrittore che vive nell’eremo”.
L’autore self non è solo uno scrittore, è un imprenditore di se stesso e tutte le libertà sopracitate diventano anche delle responsabilità che si devono saper gestire, altrimenti non si arriva da nessuna parte.
Non basta scrivere una storia, lanciarla sul mercato e sperare che venda.
E: Poter curare il proprio romanzo dall’inizio alla fine, scegliere copertina, mese di pubblicazione e tutto quello che ne compete, è di grande importanza per uno scrittore e, secondo me, un incentivo a scegliere questa strada.
Inoltre, le case editrici non pubblicano chiunque, quindi molto spesso è più facile gestire una pubblicazione autonoma che un rifiuto.
I guadagni del self sono sicuramente più allettanti e anche la cadenza di pagamento incentiva a scegliere questa strada.
Uno dei contro però, a mio parere, è che le piattaforme di vendita sono un porto di mare, ormai. Tanti vi si riversano e si crea un certo sovraffollamento. Insomma, vivere di scrittura sta diventando difficile, non impossibile, ma difficile.
In breve
Laura e Elisa ci hanno dimostrato che la stesura di un libro è un processo lento, soprattutto all’inizio, ma non bisogna lasciarsi scoraggiare: se si vuole scrivere, si può e si deve scrivere.
- Porsi un obbiettivo aiuta al raggiungimento dello scopo, ovvero la produzione di un testo vendibile, che possa piacere a un certo numero di persone.
- Nella pubblicazione autonoma è indispensabile essere supportati da qualcuno del settore, estraneo all’opera, che controlli refusi, errori, incongruenze, che sappia valutare la scorrevolezza del testo e del ritmo, che riesca a inquadrare il giusto target e la giusta strategia di vendita. Nella pubblicazione tradizionale, infatti, tutto questo è fatto dall’editore, che ha un team di addetti ai lavori.
- I blog e i social sono molto utili nella fase di marketing, durante la quale uno scrittore indipendente deve essere anche imprenditore di se stesso.