La traduzione italiana di queste parole suona forse ancora più strana della versione anglofona, almeno ai non addetti ai lavori, cioè analessi e prolessi.
Oggi si tende a preferire le parole flashback e flashforward, perché nel linguaggio comune rimandano immediatamente al mondo del cinema e della televisione.
Ma qual è il loro significato?
- Il flashback consiste in una o più scene che ci mostrano un fatto già accaduto, un avvenimento del passato.
Si tratta di mostrare episodi chiave già avvenuti ma che sono utili (se non indispensabili) a comprendere meglio ciò che accade nel tempo del racconto.
Pensiamo, ad esempio, alla celebre serie “Orange is the new black”, il cui ritmo narrativo vincente e caratteristico dipende dall’alternanza tra il presente e il passato. I personaggi, infatti, ci vengono mostrati nel qui e ora, ma il loro comportamento è spesso contrapposto o giustificato da scene che mostrano il loro vissuto precedente a quel momento.
Questo espediente serve soprattutto a colmare delle lacune rispetto al passato, coinvolgendo il fruitore in esso.
- Il flashforward consiste nel mostrarci avvenimenti che devono ancora accadere, dando così al lettore un assaggio del futuro e rendendo più interessante il presente, in quanto il fruitore si chiederà quali fatti hanno condotto a quelle conseguenze.
Un esempio, in questo caso, è dato da tutti quei film che iniziano con il protagonista sul punto di essere sconfitto o addirittura di morire. La narrazione viene di solito bloccata all’improvviso per tornare indietro, a un momento precedente, un passato che diventa in realtà il vero tempo della storia.
Il risultato è quello di solleticare la curiosità e invogliare a conoscere tutto ciò che ha portato a quel momento, nonché di creare suspense.
I tempi del racconto
I flashback e il flashforward sono dunque salti temporali. Ma per avere dei salti temporali è necessario avere una strada che si svolga nel presente, un racconto che inizia da un punto A e si muove verso un punto B.
Quando scriviamo una storia abbiamo in mente un susseguirsi di eventi in ordine cronologico: l’insieme di questi eventi costituisce la fabula. Poi, i fatti possono essere esposti in ordine sparso, cercando ovviamente di mantenere un ordine logico e/o di causa-effetto, ma non necessariamente cronologico: il modo in cui le varie scene si susseguono nell’opera finale costituisce l’intreccio.
Se i due corrispondono, e quindi la vicenda si svolge in ordine cronologico, parliamo di intreccio lineare. Quando, invece, sono presenti flashback e flashforward, abbiamo un intreccio non lineare.
Quando e come “saltare”
Entrambi gli elementi narrativi non sono, quindi, obbligatori: una trama può essere molto avvincente anche se lineare. Il loro utilizzo deve essere giustificato da una necessità, ad esempio quella di “rompere” la monotonia della narrazione, di svelare vari indizi pian piano, lasciando che la trama si srotoli poco per volta. In questo caso i salti temporali rallentano il ritmo, permettendo al fruitore di prendere fiato pur continuando a reperire informazioni funzionali.
L’autore e sceneggiatore Robert McKee sostiene che il flashback rischi di essere semplicemente utilizzato come esposizione.
“Come ogni altra cosa, lo si può realizzare bene o male. […] invece di annoiare il pubblico con lunghi brani di dialogo immotivato e pieno di esposizione potremmo annoiarlo anche con dei flashback monotoni, non necessari, e pieni di fatti”.
Questo espediente va utilizzato solamente dopo che si è creata nel fruitore la voglia di sapere, di conoscere, di avere più informazioni che non sono reperibili nel presente della storia.
È importante che al lettore sia chiaro piuttosto in fretta di trovarsi in un tempo diverso da quello della storia altrimenti, scoprendolo solo molto più avanti, potrebbe sentirsi estraniato dal testo, rischiando di rompere addirittura la sospensione dell’incredulità.
Nella pratica ci sono diversi modi per inserire il flashback nella narrazione. Si può usare uno stacco visivo, come una riga bianca tra i paragrafi, il corsivo (in caso di scene brevi), descrizioni fisiche o ambientali che caratterizzino la differenza di tempo. Ancora più semplicemente, si potrebbe inserire una data, collocando con precisione flashback o flashforward nel tempo.
Attenzione! Il narratore, raccontando un salto temporale, deve usare la stessa forma verbale del resto del romanzo. Ad esempio, se il romanzo è scritto al presente anche il flashback deve essere al presente, altrimenti sarebbe solamente un ricordo.
Ricapitolando
Il tempo della narrazione si suddivide in:
- fabula, ovvero il susseguirsi degli avvenimenti in ordine cronologico
- intreccio, cioè il modo in cui gli avvenimenti vengono raccontati
Quando i due combaciano, si parla di intreccio lineare; di conseguenza, se non combaciano si ha un intreccio non lineare.
Un intreccio non lineare può presentare dei salti temporali:
- flashback, quando viene raccontata una scena svoltasi nel passato rispetto al presente della storia
- flashforward, quando viene raccontata una scena che avverrà nel futuro rispetto al presente della storia
I salti temporali vanno utilizzati solo in caso di reale necessità e devono essere sufficientemente evidenti al fruitore in modo da non rompere la sospensione dell’incredulità.
Com’è strutturato il tuo romanzo?
Utilizzi l’espediente dei flashback e dei flashforward per creare un intreccio non lineare?
Che effetto hanno sul ritmo della narrazione?
Lascia un commento qui sotto!
avvenimenti in ordine
ravi, bella e utilissima pagina!