Il prologo è una parte del testo, slegata dalla trama principale, che introduce un libro. Non è sempre necessario, e non tutti sanno quali caratteristiche debba avere per essere considerato un prologo vero e proprio.
Una premessa: ammetto di avere un’opinione negativa del prologo. La schiacciante maggioranza delle volte non ne vedo l’utilità e, anzi, mi dà la sensazione che l’autore voglia temporeggiare, che voglia farmi aspettare ancora qualche pagina prima di dare inizio alla vicenda.
L’importante è stabilire bene l’utilità del prologo: se non svolge alcuna funzione, forse sarebbe meglio iniziare direttamente dal Capitolo 1, per catturare immediatamente l’attenzione del lettore. Ma quali sono queste funzioni? Cerchiamo di fare chiarezza!
Le caratteristiche
Per essere definito “prologo”, il testo deve avere delle caratteristiche precise:
- Deve essere separato dalla storia principale, cioè quella che ha inizio nel primo capitolo. Dunque, la vicenda raccontata avviene in un luogo o in un tempo diversi da quelli della trama.
- Deve avere un punto di vista di un personaggio diverso, o addirittura lontano, dal protagonista.
- Deve fornire informazioni rilevanti per la trama principale. Ad esempio potrebbe anticipare eventi futuri, mettere in moto la vicenda in modo indiretto, influenzare le azioni dei personaggi senza che loro lo sappiano.
- Deve essere breve, perché il lettore possa immedesimarsi della storia il prima possibile. Siccome una delle caratteristiche del prologo è quella di non essere strettamente legato alla vicenda, più il lettore deve attendere l’inizio della vicenda, più è alto il rischio che abbandoni la lettura.
- Deve catturare l’attenzione dimostrandosi interessante ma evitando di innescare in modo diretto la trama, cosa che deve avvenire nel primo capitolo.
- Deve creare suspense. Pur essendo slegato dalla trama principale, deve portare il lettore a chiedersi in che modo le informazioni date nel prologo andranno a intrecciarsi indirettamente con essa.
Le domande giuste
La prima domanda da porsi è: è utile? E poi: nel prologo vengono fornite informazioni essenziali? Queste informazioni non possono essere inserite in nessun modo nella trama? Se non ci fosse, cambierebbe qualcosa per il lettore?
In un romanzo storico, fantastico o fantascientifico, ad esempio, il prologo potrebbe essere sfruttato per offrire una panoramica del tempo e del luogo, in senso ampio, in cui si svolgerà la vicenda.
In questa prospettiva, è più che mai importante concepire il prologo come qualcosa di separato dalla trama, ma che può dare un valore aggiunto a essa. Un buon espediente potrebbe essere quello di scriverlo, solo se si reputa necessario, dopo aver scritto l’intera vicenda.
Quando NON è da utilizzare
- Quando si tratta di un genere che normalmente non necessita del prologo, perché non assolverebbe a nessuna funzione. Un romance ambientato ai giorni nostri, per esempio, può difficilmente trarne un vantaggio, perché le informazioni necessarie alla comprensione della trama possono essere inserite nel testo.
- Quando si presenta come un’infodump (Vuoi sapere che cos’è un’infodump? Scoprilo in questo articolo!): il rischio concreto è quello di annoiare il lettore. Un espediente migliore sarebbe quello di fornire quelle informazioni nella trama, durante i dialoghi e le descrizioni, alternandole all’avanzare della vicenda.
- Quando svia l’attenzione dei lettori su qualcosa di non rilevante. Evita di creare aspettative false: se la storia principale vira verso direzioni molto diverse dal prologo, i lettori potrebbero sentirsi confusi o addirittura presi in giro.
- Quando è scritto solo perché “lo fanno tutti”. Tieni a mente che il prologo non è sempre necessario: dipende da ciò che funziona meglio per la tua storia.
Tipi di prologo
Pur svolgendo tutte le funzioni necessarie e presentando caratteristiche precise, il prologo può avere un aspetto molto diverso dal testo, in base a come viene presentato. Potrebbe essere:
- Un estratto di cronaca, una leggenda, un articolo di giornale, una profezia, e così via. Questo espediente è utile per caratterizzare in modo indiretto il mondo in cui è ambientata la vicenda: se si tratta di una profezia, è chiaro che la magia avrà un ruolo rilevante; se si tratta di un fatto di cronaca nera, potrebbe mostrare subito il livello di crudezza che dovrà affrontare il lettore nel corso della storia.
- Un’azione quadro che deve essere chiusa nell’ epilogo, andando a creare una cornice intorno alla trama principale che offre una prospettiva nel prologo e una possibile retrospettiva nell’epilogo.
- Un teaser, cioè l’anticipazione di una scena saliente che avverrà più avanti. Ha la funzione di incuriosire, perché si presenta in media res. Porta il lettore a chiedersi: cosa ci fanno questi personaggi in questa situazione? Come ci sono arrivati? E come ne usciranno?
- Un flashbak, che mostra una scena che si svolge prima della trama principale. Da tenere sempre a mente, la scena mostrata avrà un legame indiretto con la vicenda dei protagonisti, anche se all’apparenza sembrano del tutto scollegate.
- Un’introduzione fatta dal narratore onniscente, che può dare informazioni generali sul mondo e sul tempo in cui si svolge la vicenda, può anticipare i fatti che accadranno o riassumere ciò che è successo in volumi precedenti.
Sei sicuro dell’utilità del tuo prologo? Ha un fascino a cui non vuoi rinunciare? Conttatta l’Accademia della scrittura, sapremo consigliarti al meglio!
Interessante e molto utile l’articolo.
L’unico appunto che posso fare è che flashback si scrive con lo ck.
Complimenti però per il contenuto
Ciao Federico!
Grazie per la segnalazione, hai proprio ragione, e grazie anche per i complimenti!