A cosa serve l’epilogo
Prologo ed epilogo sono simili a una cornice che racchiude il racconto. Proprio come una cornice, non fanno strettamente parte dell’opera, ma la possono migliorare, e possono indirizzare il lettore verso la storia, anticipandone l’atmosfera generale.
Prova a pensare a quadri di artisti famosi: immaginando un’opera di Picasso, non la vedresti mai circondata da una ricca cornice dorata in stile barocco; allo stesso modo, a Botticelli non renderebbe giustizia una sottile cornice nera. Ecco, allo stesso modo prologo ed epilogo possono esaltare una storia, ma non dovrebbero esserne parte integrante.
In questo articolo abbiamo parlato del prologo.
Riassumendo, un prologo, per essere definito tale, deve avere le seguenti caratteristiche:
- Deve essere separato dalla storia principale.
- Deve avere un punto di vista di un personaggio diverso dal protagonista.
- Deve fornire informazioni rilevanti per la trama principale.
- Deve catturare l’attenzione evitando di innescare in modo diretto la trama.
- Deve creare suspense.
E l’epilogo? Analizziamolo un po’ più da vicino.
La fine, ma non il finale
L’epilogo è il capitolo conclusivo di un’opera letteraria, ma è un testo a sé stante: non coincide con il finale della storia, è un extra, un qualcosa in più. Come il prologo, dovrebbe essere breve, utilizzare un punto di vista differente ed essere ambientato in un altro spazio-tempo rispetto alla trama principale.
È uno di quegli elementi di un romanzo non strettamente necessari. Oggi è usato raramente, perché sembra implicare una mancanza di fiducia tra scrittore e lettore, o tra lo scrittore e l’efficacia del suo finale. Se attentamente studiato e motivato, però, un epilogo può espletare diverse funzioni.
A cosa serve?
- Può mostrare al lettore cosa è successo ai personaggi dopo la fine della storia, sia quando è presente un lieto fine, in cui il protagonista vive felice e contento, sia quando il finale è negativo, e il protagonista soffre le conseguenze delle sue scelte sbagliate.
- Può chiudere le questioni in sospeso, risolvendo problemi che sono stati sollevati nella narrazione ma non risolti prima del climax della storia, se il finale non ha risposto a tutte le domande o chiuso tutte le sottotrame.
- Può porre le basi per un eventuale seguito, mostrando che una storia non è veramente finita. In questo caso, è necessario seminare abbastanza informazioni nel corso della storia in modo che, arrivati all’epilogo, i lettori abbiano una base su cui speculare in previsione del prossimo romanzo. Questo tipo di epilogo è un ottimo modo per tenere i lettori agganciati alla serie e spesso include un avvincente colpo di scena.
- Può mostrare che i problemi dei personaggi non sono veramente finiti, una tecnica popolare nelle storie horror e di suspense, dove l’epilogo è usato per alludere a una minaccia persistente. In questo caso non indica necessariamente un seguito, ma lascia al lettore la possibilità di immaginare eventi successivi legati alla minaccia del testo che ha letto.
- Può servire ad alleviare la tensione, soprattutto se i personaggi hanno affrontato pericoli mortali o sconvolgimenti nelle loro vite.
- Può fornire uno sguardo finale sul tema del romanzo, uno spunto di rifllessione generale.
“Un epilogo non è solo una conta dei corpi. Un epilogo, mentre chiude conti col passato, ci mette in guardia sul futuro.”
John Irving.
E a cosa non serve?
- Non deve compensare un finale debole.
- Non deve eliminare ogni dubbio, senza lasciare nulla all’immaginazione. La sensazione migliore che uno scrittore può dare a un lettore alla fine di un libro è che la storia vada avanti, oltre alla copertina in cui è racchiusa.
- Non deve aggiungere informazioni estranee alla trama, ma tutto deve essere collegato ed esserne una diretta conseguenza.
L’importanza delle conseguenze
Attenzione: l’epilogo non deve essere un riassunto della vicenda, né della vita del protagonista, ma una spiegazione delle conseguenze che la storia ha avuto su di lui. Nell’epilogo il lettore deve poter proiettare i sentimenti che ha vissuto durante il corso di tutto il romanzo.
L’epilogo, quindi, deve essere utilizzato consapevolmente, e non aggiunto solo per allungare il testo o, proprio come il prologo, “perché lo fanno tutti”. Senza un motivo valido, il lettore potrebbe avere l’impressione che tu abbia aggiunto un epilogo solo perché non ritenevi il finale abbastanza efficace.
Un epilogo ben fatto non solo ci dirà solo come vivono i personaggi dieci anni dopo, ma ci mostrerà come la vicenda che hanno vissuto nel corso del romanzo li abbia influenzati. Infatti non è sempre necessario mostrare dove si trovano i personaggi dopo la storia; se sei tentato di farlo, chiediti qual è il motivo, se ciò renderebbe evidente quali conseguenze ha avuto la vicenda, e se sia davvero necessario mostrare quelle conseguenze.
Ad esempio, se nel finale è chiaro che il protagonista ha sconfitto il nemico, conquistato l’innamorata e assicurato il suo futuro a capo del Regno, sarebbe davvero utile ribadire, nell’epilogo, che dieci anni dopo tutto va ancora bene?