Oltre ai protagonisti

I personaggi, in narrativa, sono tutti quei soggetti si muovono in una trama, all’interno di un contesto spazio-temporale definito. Abbiamo già parlato degli obiettivi del protagonista e della funzione dell’antagonista come ostacolo che porta al conflitto.

È molto raro, però, che una trama preveda esclusivamente queste due figure: intorno a esse si muovono, normalmente, aiutanti, oppositori e comparse. Scopriamo chi sono, la loro funzione e le loro caratteristiche!

Un sistema gerarchico

Innanzitutto è necessario stabilire che, a seconda del grado di influenza della trama, i personaggi sono organizzati in una gerarchia, che li suddivide in:

  1. Principali: protagonista, antagonista ed eventuali comprimari.
  2. Secondari: aiutanti e oppositori. Non portano avanti in modo diretto la trama ma sono funzionali allo svolgimento dell’azione e condizionano lo sviluppo dell’intreccio.
  3. Comparse: tutti quei personaggi che stanno sullo sfondo del racconto. Attenzione: anche se hanno un ruolo marginale, devono essere sempre funzionali. Potrebbero caratterizzare l’ambiente, o a mostrarci come reagiscono gli altri personaggi in determinati contesti. Non influenzano, però, lo svolgimento della trama.

La spalla buona e quella cattiva

I ruoli dei personaggi in un testo narrativo si distinguono in base alla funzione che svolgono nella trama. Oltre a protagonista e antagonista, esistono altri due ruoli fissi:

  • L’aiutante: è una figura positiva, il personaggio che aiuta il protagonista a raggiungere l’obbiettivo. Ci può essere più di un aiutante, ma di solito ne esiste uno che emerge sopra tutti.

Pensiamo, ad esempio, alla Compagnia dell’Anello, creata da Tolkien nella sua trilogia: Frodo ha un intero gruppo di aiutanti, ma è Sam che lo supporta più di tutti, dall’inizio alla fine.

  • L’oppositore: è il personaggio negativo che aiuta l’antagonista a ostacolare il protagonista; anche in questo caso, in una storia possono esistere più oppositori. Una caratteristica particolare di questa figura è la sua possibile dualità: può esserci uno scambio di ruoli per cui l’oppositore può trasformarsi in aiutante, mentre è più difficile che accada il contrario.

Esiste anche un tipo di oppositore che non è un diretto sottoposto dell’antagonista, ma agisce per conto proprio perseguendo obbiettivi personali. Non eguaglia la minaccia posta dall’antagonista, ma si rivela un degno avversario.

Rimanendo tra i personaggi del Signore degli Anelli, lo stregone Saruman rientra in questa categoria: non esegue semplicemente gli ordini di Sauron, ma ha un piano per fingersi suo alleato e sconfiggerlo in un secondo momento.

La loro caratterizzazione

Come per protagonista e antagonista, anche gli aiutanti e gli oppositori devono essere studiati in modo dettagliato e coerente. È quindi importante stabilire:

  • le caratteristiche fisiche, ad esempio età, corporatura, nazionalità e così via. Da queste informazioni è possibile dedurne altre legate alla personalità: una treccia di capelli ordinata suggerisce rigore e organizzazione, mentre una chioma spettinata e leonina indica, magari, una personalità più impulsiva e meno rigida.
  • lo status sociale, cioè la posizione che hanno all’interno della società e quella che detenevano durante la crescita. Questo determina, ad esempio, il livello culturale, la posizione economica, lo stile di vita, e così via.
  • la psicologia, ovvero il suo modo di pensare. Questa è determinata dallo status sociale, e condiziona il carattere.
  • il carattere, quindi il comportamento che adotta nella società e in relazione con gli altri. È determinato dalla psicologia del personaggio e condizionato dal suo status sociale.

Le figure di aiutante e oppositore difficilmente verranno approfondite, nel testo, al pari del protagonista e dell’antagonista, perché non sono loro a muovere la trama in modo diretto. Proprio per questo, però, è assolutamente necessario che siano personaggi ben caratterizzati, in modo coerente e funzionale. La loro superficialità dev’essere un’illusione: l’abilità dell’autore sta proprio nel rendere anche queste figure reali, senza che la storia sia incentrata su di loro.

La trappola in cui cadono molti aspiranti autori (ma anche qualche professionista), infatti, è quella di inserire personaggi secondari che esistono solo ed esclusivamente in relazione ai personaggi principali. Questo si traduce in stereotipi, macchiette, aiutanti e oppositori che compaiono solo quando la trama lo richiede e non hanno una “vita” al di fuori degli eventi legati a protagonista e antagonista. Non hanno altre relazioni, non prendono decisioni per il loro interesse, non pensano in modi che possano contrastare l’avanzamento della trama.

Attenzione: non tutte le caratteristiche vanno esplicitate nel testo, ma possono emergere implicitamente nel modo che i personaggi hanno di rapportarsi agli altri, di comportarsi quando sono soli, di reagire alle varie situazioni e ai vari contesti.

L’arco e l’evoluzione

Se non adeguatamente progettati, dunque, rischiano di essere personaggi piatti e statici. Che cosa significa?

Per la loro capacità di evoluzione, i personaggi si distinguono in:

  • a tutto tondo e dinamici, con un carattere complesso e articolato, che evolvono nel corso della narrazione. Tramite le esperienze vissute nella trama subiscono una trasformazione, che può essere sia in positivo che in negativo;
  • piatti e statici, dai comportamenti standardizzati e stereotipati, privi di spessore psicologico e di contraddizioni. Rimangono uguali dall’inizio alla fine, senza alcuna evoluzione, neanche minima.

È vero che per i personaggi secondari non è necessario lo stesso livello di profondità e di dettaglio necessari per costruire un personaggio principale, ma esiste una via di mezzo, che rappresenta il minimo indispensabile per creare delle figure funzionali alla trama e non cadere negli stereotipi.

Proprio gli stereotipi sono il più grande nemico dell’autore che vuole creare aiutanti e oppositori: l’amica esuberante, il vicino di casa timido, lo scienziato pazzo, il poliziotto tosto, caratterizzati esclusivamente così, sono personaggi triti e ritriti. L’unico modo corretto di utilizzare un’immagine stereotipata è quando l’intenzione è quella di ribaltare le aspettative: la ragazza festaiola, magari, nasconde un passato difficile; lo scienziato, magari, si è creato la reputazione di un folle per seguire i suoi studi in pace.

Le trame secondarie

Aiutanti e oppositori spesso sono il fulcro delle trame secondarie, ovvero quegli intrecci che si legano al principale e lo influenzano, ma non lo riguardano nel senso più stretto.

Ad esempio, nel Signore degli Anelli seguiamo Aragorn nella sua missione di riconquistare il trono di Gondor: senza questa sottotrama possiamo immaginare che Frodo riuscirebbe comunque a distruggere l’anello, ma dovrebbe farlo senza il sostegno di un valoroso guerriero la cui fiducia permette allo Hobbit di trovare aiuto in altri personaggi.

In conclusione

Anche per aiutanti e oppositori, dunque, è necessario definire tutte le caratteristiche che abbiamo visto in una scheda del personaggio. Può essere meno dettagliata di quella dei personaggi principali, ma deve evidenziare tutti gli aspetti a cui prestare attenzione durante la stesura del romanzo.

Come si comportano i personaggi secondari del tuo romanzo? Sono dinamici o piatti? Richiedi una Scheda di valutazione, sapremo indicarti i loro punti di forza e dove, invece, puoi migliorare!

 

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