Eccoci al sesto appuntamento della rubrica mensile “I mestieri della scrittura”, dove scopriamo tutti quei lavori che fanno della scrittura il loro strumento principale. Oggi analizziamo il ruolo dell’editor, figura misteriosa che si cela dietro a tutti gli scrittori, anche quelli più affermati.
A rendere poco chiaro questo ruolo è anche lo stesso termine “editor”, dall’inglese, indicato dall’enciclopedia Treccani come “[colui] a cui è affidata la cura di un testo altrui al fine di prepararlo per la pubblicazione”. In italiano è paragonabile al ruolo del redattore, che però si occupa non solo di revisionare ma anche, come dice il nome, di redigere – cioè scrivere – testi.
L’editor lavora dietro le quinte, così nascosto che la maggior parte dei non addetti ai lavori non sa nemmeno della sua esistenza. A volte, nemmeno a chi vorrebbe scrivere e pubblicare un libro è chiara la sua finzione, e magari ne scopre l’esistenza con un misto di sospetto e perplessità.
L’editor corregge? Rielabora? Stravolge? Scopriamolo insieme!
Tra editor e editore
Un editor può lavorare per un editore (publisher in inglese): mentre il ruolo di quest’ultimo è molto ampio e sfaccettato (lo approfondiremo in un altro articolo di questa rubrica!), il redattore opera direttamente sul testo. Se l’editore è la mente, l’editor è la mano.
Quando una casa editrice acquista i diritti di un romanzo, esprimendo quindi il chiaro intento di volerlo pubblicare, all’opera viene assegnato un editor, che ha il compito di perfezionarla. Oggi, però, a causa della grande quantità di testi immessi sul mercato – grazie a tecniche di stampa e distribuzione più agili e meno dispendiose – le case editrici tendono a preferire testi già “editati”, ovvero già revisionati da un professionista esterno.
Gli editori, infatti, ricevono ogni giorno migliaia di manoscritti, e per emergere dal gruppo e catturare la loro attenzione è necessario che il testo esprima il massimo del suo potenziale, soprattutto se non si hanno delle pubblicazioni di successo alle spalle.
Tra editor e autore
Il redattore si pone quindi come figura intermedia tra l’autore e la pubblicazione: il suo obiettivo è quello di perfezionare il testo in modo che sia piazzabile sul mercato, sia che venga pubblicato da una casa editrice, sia in self.
Come scrive l’editor Giulia Licciardello:
“La bravura dell’editor sta anche nell’approcciarsi all’autore. Da un lato deve essere amico e confidente, un supporto emotivo, dall’altro deve saper mantenere il pugno di ferro. Un editor capace non apporta delle modifiche senza dare spiegazioni, ma giustifica ogni suo inserimento portando l’autore a compiere delle riflessioni logiche. Dà consigli, insinua dubbi, propone accorgimenti e induce l’autore stesso a modificare il suo libro nel rispetto del suo stile.”
Sì, ma cosa fa in pratica?
L’editor, dunque, è quel professionista che fa emergere al massimo le potenzialità nascoste o inespresse di un manoscritto e del suo autore, perfezionando e cesellando entrambi. In che modo? Partendo dal testo e analizzandolo sotto diversi punti di vista:
- A livello di macro editing, il redattore capisce se il contenuto del romanzo è valido, ovvero se l’idea e la trama sono intriganti, vendibili e adatte al target. In questa fase, valuta come e se il romanzo può migliorare, magari modificando o tagliando il testo o rielaborando la sua struttura. Nel caso in cui sia necessario intervenire per integrare delle parti mancanti – sempre motivando la richiesta con chiarezza – l’editor si confronta con l’autore per guidarlo nella stesura di nuovo testo, ma non prende mai il suo posto.
- A livello di micro editing, il redattore si concentra su stile e forma, perfezionando il contenuto e analizzandolo nel dettaglio. Potrebbe scegliere, ad esempio, di usare una certa parola al posto di un’altra per caratterizzare meglio il tono di un personaggio, o invertire la sintassi di una frase per creare un ritmo ideale. In questo ambito non è detto che editor e autore collaborino strettamente, confrontandosi su ogni vocabolo, ma è sempre l’autore ad avere l’ultima parola sulle modifiche apportate al testo.
È un mestiere della scrittura che lascia da parte la creatività per scendere nel lato pratico di quest’arte, soffermandosi sui dettagli. È come un sarto che perfeziona un’abito si di te, con tutta una serie di accorgimenti che lo rendono ideale per la tua figura.
Le sfumature del lavoro
Oltre all’editing, quindi al perfezionamento del testo dal punto di vista strutturale, contenutistico e stilistico, un editor può offrire diversi servizi che accompagnano un manoscritto e il suo autore verso la pubblicazione:
- Beta-reading, ovvero una lettura oggettiva e professionale con conseguente redazione di una scheda di valutazione, per individuare i punti deboli su cui intervenire e i punti forti da sfruttare e mettere in risalto.
- Correzione di bozze, che sistema tutti gli aspetti formali che compongono il testo e verifica le informazioni inserite, e conseguente proof-reading, l’ultima verifica post-produzione.
- Redazione di testi accessori come sinossi e quarta di copertina, indispensabili per la presentazione del testo a case editrici e agenzie letterarie e per la campagna pubblicitaria legata alla pubblicazione.
L’amore per la precisione
Le preferenze dell’editor non hanno alcuna voce in capitolo: un professionista non dirà mai a un autore “Questa parte mi piace, quest’altra invece no”, “Questa frase funziona, mentre in questa c’è qualcosa che non va”, ma esprimerà sempre le sue motivazioni in modo chiaro e preciso.
D’altra parte, questa “durezza” potrebbe sembrare, ad alcuni, eccessiva: davvero è necessario controllare che tutti i nomi di marchi, nazioni o indumenti esotici siano riportati in modo corretto? È così importante sapere se in quel periodo dell’anno, in quel preciso paese, ci sono temperature tropicali anche di notte? Non si può fare a meno di verificare che ogni movimento sia plausibile nella realtà?
La risposta è semplice: no. L’editor presta un’attenzione maniacale ai dettagli non solo perché ne è ossessionato, ma soprattutto per rispetto nei confronti del lettore, il fruitore finale del lavoro.
Diventare editor
La prima caratteristica necessaria per essere un buon editor accomuna tutti i mestieri legati alla scrittura: quella di leggere molto. La lettura è una palestra per la mente, che va mantenuta affilata e attenta.
Per diventare un professionista non è obbligatorio seguire un percorso di studi esclusivamente legato all’ambito editoriale, anzi, è consigliato spaziare: un editor con una laurea in egittologia, ad esempio, potrà lavorare in modo preciso su quell’argomento, specializzandosi. È indispensabile, però seguire uno o più corsi di formazione per editor, come ad esempio quelli proposto dall’Accademia della scrittura.
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Come lavora e quanto guadagna
Un editor, come abbiamo visto, può lavorare all’interno di una casa editrice come dipendente, ma può anche collaborare in modo costante come freelance, con relative maggiore autonomia e minore sicurezza economica. In alternativa, l’editor indipendente trova direttamente i suoi clienti in quegli autori che vogliono una revisione professionale del loro manoscritto, sia che intendano proporlo a un editore, sia che vogliano pubblicarlo in autonomia.
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In generale, a meno che non sia un lavoratore dipendente pagato con un salario fisso, ogni servizio gestito da un editor ha un costo differente basato sull’entità dell’intervento e sul numero di cartelle (l’unità di misura della lunghezza di un manoscritto; ogni cartella è formata da 1800 battute, spazi inclusi). Quindi, il guadagno di un editor è vario: si parte da pochi euro a cartella per una correzione di bozze fino anche a superare la decina per un editing completo e strutturato.
Un obiettivo comune
Editor e autore condividono lo stesso obiettivo: portare un manoscritto a essere letto e apprezzato dal maggior numero di persone. Se sei un autore, forse ancora non lo sai, ma l’editor è il tuo fan numero uno. Non è un’entità anonima che si trova per le mani il tuo testo e lo revisiona semplicemente, no: lo culla, lo coccola, lo spazzola e lo lucida, sempre sotto la tua supervisione, per restituirtelo nella sua forma migliore.
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Foto di Yannick Pulver su Unsplash