Un antieroe è un protagonista o un personaggio principale che compie azioni moralmente ambigue. Manca di qualità eroiche convenzionali come l’idealismo, l’onestà e un senso di giustizia chiaramente definito. Infatti, anche se fa delle scelte che la maggior parte del pubblico considera corrette, le sue ragioni possono essere sbagliate. Non è mai realmente malvagio, ma si oppone a ciò che nella storia rappresenta il male per ragioni non sempre chiare.
Di sicuro ti sei imbattuto più di una volta in un antieroe. Un esempio nella letteratura classica conosciuto da tutti? Robin Hood, il ladro che ruba ai ricchi per dare ai poveri, nato dalla cultura popolare anglosassone e reso famoso da Dumas nel 1872. È un personaggio con caratteristiche negative (è un uomo avido, violento, che usa metodi al di là della legge) che compie azioni positive (aiuta i bisognosi, difende la patria).
Il personaggio grigio
Se alla luce è associato il bene e all’oscurità il male, è facile intuire cosa si intenda dire con personaggio “bianco” e personaggio “nero”: uno rappresenta i buoni; l’altro i cattivi. Il bianco farà sempre scelte moralmente giuste, il nero esattamente l’opposto. È il personaggio grigio? È quello che sta nel mezzo, che può commettere errori, come decidere di fare del bene per i motivi sbagliati.
L’eroe tradizionale sa che cosa è giusto e cosa è sbagliato, e usa le sue abilità e conoscenze a servizio del bene. Ha i suoi difetti, che lo ostacolano al raggiungimento dell’obbiettivo, ma non vanno mai contro la morale. Ad esempio, un eroe non può essere un codardo manipolatore, mentre un antieroe sì. Nonostante tutto, però, l’antieroe rimane un personaggio che, nella lotta tra bene e male, nel momento decisivo si schiera dalla parte del bene.
La relativa moralità
Presenta sia caratteristiche tipiche dell’eroe, doti generalmente percepite come positive come l’intelligenza e la determinazione, sia dei personaggi negativi, come l’egoismo e la freddezza. Proprio per questo, però, il lettore riesce a entrare in empatia con l’antieroe: tutti noi, infatti, abbiamo sia pregi che difetti, e la compresenza di lati positivi e negativi rende l’antieroe una figura realistica. Inoltre, l’evoluzione di un personaggio percepito come negativo dà una immediata sensazione di appagamento, in quanto si percepisce il potenziale per la sua crescita e per il suo arco di trasformazione.
Un po’ di storia
Nell’accezione contemporanea il termine “antieroe” è databile alla fine del XVIII secolo. Il romanticismo ottocentesco, con la sua critica sociale, ha visto l’antieroe diventare ancora più importante, ma è nella prima metà del XX secolo che si assiste all’apogeo dell’antieroe, con personaggi principali senza radici e alla deriva. Nella letteratura americana degli anni Sessanta, l’antieroe è una figura solitaria alienata, incapace di comunicare.
Oggi l’antieroe è un tipo di personaggio molto apprezzato proprio per la zona grigia in cui si muove. Dal momento che presenta un carattere complesso, più umano, è facile immedesimarsi nelle sue scelte, sia giuste che sbagliate.
Un antieroe presenta tipicamente questi tratti:
- È cinico
- È realista
- È una persona complessa
- Non prova rimorso quando compie azioni cattive
- Usa metodi poco ortodossi
- Si muove al di là della legge
- Ha buone intenzioni
Esistono cinque categorie principali:
- L’antieroe classico, che sovverte tutti i tratti tipici di un eroe. Non è pronto ad affrontare le sfide e gli ostacoli della storia, è insicuro, ansioso e impreparato. Il suo arco prevede che riesca a superare le proprie paure e a trasformare le sue debolezze in punti di forza indispensabili per sconfiggere l’antagonista.
- L’antieroe cinico, che pensa di non poter fare la differenza con le sue azioni. In genere non è moralmente cattivo, ma preferisce non farsi coinvolgere nei problemi degli altri. Alla fine, comunque, si unisce alla lotta dalla parte dei buoni, anche se inizialmente per interesse personale.
- L’antieroe pragmatico, contraddistinto dall’egocentrismo e l’egoismo. Come il cinico, è riluttante nell’accettare il ruolo da eroe, ma è più attivo è decisionale. Non ha paura di compiere azioni moralmente negative per raggiungere il suo obiettivo.
- L’antieroe disturbato, che sente un grande bisogno di mettersi alla prova. Ha il desiderio di fare del bene, ma tende a usare metodi negativi e non approvati da chi lo circonda. Di solito ha subito dei traumi nel passato, o è motivato da un forte desiderio di vendetta.
- L’antieroe compromesso, privo di valori morali. Anche se si trova a lottare dalla parte del bene, le sue motivazioni sono moralmente sbagliate.
Antieroe VS antagonista
Abbiamo approfondito la figura dell’antagonista in questo articolo. La differenza principale tra questi due personaggi è la posizione che assumono all’interno di una storia: l’antieroe è un protagonista, l’antagonista è colui che gli si oppone.
Anche quando l’antagonista non è un personaggio negativo, è sempre la forza che pone degli ostacoli sul cammino del o dei protagonisti. Addirittura, l’antagonista può essere un personaggio positivo: pensa, ad esempio, a un romanzo scritto dal punto di un criminale; l’antagonista potrebbe essere il poliziotto che si oppone ai suoi metodi e che cerca di evitargli di compiere azioni di cui si potrebbe pentire.
Un’altra differenza tra antieroe e antagonista è proprio il fatto che il lettore empatizza con il protagonista, a prescindere dalla moralità dubbia, e ne giustifica anche le azioni negative.
Come creare un antieroe
Dal momento che, come abbiamo visto, l’antieroe è a metà tra un eroe e un villain, deve essere studiato e caratterizzato in un certo modo per riuscire ad avere una morale abbastanza ambigua da risultare un personaggio complesso, ma non deve cadere nella cattiveria gratuita. Il lettore deve essere sempre pronto a capirlo e a giustificarlo.
Come? Scopriamolo insieme!
- Deve essere possibile identificarsi in lui. Un antieroe efficace è familiare, agisce in modo umano. Il lettore ha chiari quali sono i suoi difetti, ma soprattutto vede come questo personaggio li trasforma in punti di forza. È perfettamente imperfetto, e ci dimostra che se perfino una persona dalla moralità così ambigua può compiere, alla fine, le scelte giuste, possiamo farlo anche noi.
- Le sue scelte sono comprensibili. Infatti, anche se un lettore non riesce a immedesimarsi del tutto in un antieroe, deve poter capire il perché prende certe decisioni.
- Il conflitto della storia deve mettere a dura prova i suoi difetti, più che far brillare i suoi pregi.
- La sua motivazione per agire è forte. Tipicamente non vediamo perché un antieroe è diventato quello che è, ma durante la storia vengono dati degli indizi. Motivazioni tipiche dell’antieroe sono la vendetta e la necessità di proteggere le persone che ama, per le quali farebbe qualsiasi cosa.
- Nel profondo, l’antieroe crede in qualcosa di positivo, come ad esempio l’amore. La sua speranza che ci sia del buono nel mondo non è svanita del tutto, anche se può esserne inconsapevole.
- Si oppone a qualcuno o qualcosa di peggiore di lui, un antagonista dalla morale chiaramente negativa. Ad esempio, una società corrotta o un villain particolarmente crudele.
- Deve evolvere verso un sé migliore. I personaggi grigi hanno sempre una lotta interiore: nel caso dell’antieroe, deve essere chiaro al lettore il suo potenziale di persona buona.
- Tende a criticare la società in cui vive, spingendo anche il lettore a porsi delle domande scomode sul mondo che lo circonda.
In conclusione
L’antieroe è una tipologia di personaggio molto amata e attuale, perché da un lato dà allo scrittore la possibilità di creare storie complesse sulla realtà umana, e dall’altro mostra al lettore che chiunque può diventare, a suo modo, un eroe.
Non esiste un solo metodo per costruire un antieroe, ma questi consigli ti possono offrire un punto di partenza su cui elaborare il tuo personaggio grigio.
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Foto di Serge Kutuzov su Unsplash