Riesco a vedere la scena. È sera inoltrata, e gli unici rumori sono il ticchettio delle tue dita sulla tastiera e il ronzio del computer. Lo schermo ti illumina artificialmente, una macchia di luce bianco bluastra nella stanza buia. Magari una lampada solitaria, in un angolo, brilla tenue e riscalda un po’ l’atmosfera.
Batti i tasti con foga. Ci sei quasi. La senti vicina. Esprimi un concetto, elabori una morale, tiri le somme. Il paragrafo ti sembra troppo arzigogolato, ne tagli un po’. Lei è lì, da qualche parte. Basta arrivarci nel modo – e nel momento – giusto. È la fine.
Hai scritto la parola fine
Fine. Sembra strano. Innaturale. Stona, quasi. D’improvviso non hai più nulla da aggiungere. Un peso che non sapevi di portare si toglie dal tuo collo, raddrizzi la schiena. Le dita ancora galleggiano sulla tastiera. Hai davvero finito? Le mani sono stanche. Battono i tasti da ore. Non lo hai notato, ma fuori adesso è buio.
Clicchi sull’icona di salvataggio. Ancora e ancora, non si sa mai. Nel dubbio, crei una copia del file e la metti in una cartella diversa. Sai benissimo che se il computer ti abbandonasse il tuo manoscritto sarebbe perso comunque, ma questo doppio salvataggio ti fa sentire meglio. Lampo di genio: te ne invii una copia per mail, in allegato. Fatto, ora è nell’etere, a prova di scheda madre bruciata.
Vai a letto, dove crolli nel sonno dei giusti. Magari al mattino ti pare di aver sognato. Hai davvero messo la parola fine al manoscritto su cui lavori da anni? Il libro di cui pochissimi sanno esiste realmente?
Nei giorni a seguire, una domanda ti tormenta da quella fatidica sera: e adesso?
È un momento unico, goditelo
Non è che dopo il primo libro viene tutto semplice e automatico, che una volta diventati ufficialmente scrittori ci si può rilassare e vivere di rendita. Ogni romanzo è un travaglio a sé. Ma il primo è speciale, perché apre un mondo. Ci sono un prima e un dopo: prima era solo un’idea, un pensiero, una fantasia. Dopo è realtà, sono parole su carta. Sono lì. Esistono.
E, come dice l’autore britannico Neil Gaiman: “Puoi sistemare un dialogo imperfetto. Puoi correggere l’inizio di qualcosa. Ma non puoi aggiustare il nulla, quindi devi essere coraggioso. Devi solo iniziare.” E se hai tenuto duro, hai avuto la giusta costanza e sei arrivato a questo punto, non solo hai iniziato: hai anche finito.
Quindi, ecco la risposta alla domanda “e adesso?”: adesso si sistema, si corregge, si aggiusta. In una parola, si revisiona.
Lascia decantare il testo
Ma dammi ascolto: prima di riprendere in mano il tuo manoscritto, dopo aver messo la parola fine, lascialo stare nell’immaginario cassetto per un po’. Lo so, è dura. Resisti. Fai passare un paio di mesi. Fallo decantare, nel vero senso della parola: lascia che le particelle insolubili sospese nel liquido si separino da esso, andando a sedimentare.
È una fase importante, quella della decantazione, perché il tuo cervello continua inconsciamente a lavorare al testo mentre tu pensi ad altro. E questo pensare ad altro crea un filtro attraverso il quale idee all’apparenza geniali possono rimanere incastrate. Giusto il tempo di essere passate al vaglio. Dopo un po’, scene che sembravano perfette mostrano difetti. Personaggi amati risultano insopportabili. Dettagli interessanti paiono noiosi e appesantiscono il testo.
Non disperare! È normale, fisiologico: più il tempo passa, più riesci a guardare il manoscritto in modo oggettivo. Preoccupati, piuttosto, del contrario: potrebbe essere necessario farlo decantare ancora un po’.
Non è facile stabilire la strada migliore
A questo punto, il destino comune si divide. Da una parte ci sono le persone che vorrebbero vedere il testo pubblicato l’indomani, e che non vorrebbero rileggerlo mai più. Via, che sia il pubblico a godere di questi scritti! Che il loro valore venga attribuito direttamente dal giudizio dei lettori!
Dall’altra parte, ci sono quegli autori che non lascerebbero andare il manoscritto a meno di non essere costretti: c’è sempre qualche parte che non convince, un dialogo che suona male, un paragrafo noioso, un dettaglio inutile. La revisione non avrà mai fine, il romanzo non verrà mai alla luce.
Ci vuole pazienza
Quale strada intraprendere? Quella della pazienza, innanzitutto. Se manca, meglio stare lontani dal manoscritto ancora un po’. Raggiunto uno stato zen, formula un piano d’attacco, chiedendoti che cosa vuoi ottenere. Un posto nel pantheon degli autori più amati di sempre? Potrebbe volerci un po’. Il proprio nome su una copertina? Facile, anche troppo.
Le frasi fatte suonano così, fatte, appunto, artificiali. Però sono vere, e a me piacciono, quindi te ne regalo una proprio qui: la verità sta nel mezzo. Ecco, l’ho detto. Dunque, stai nel mezzo. Difficile ottenere fama e gloria una settimana dopo la pubblicazione, ma raggiungere un buon numero di lettori facendosi conoscere nel tempo non è impossibile.
La prima decisione da prendere è se orientarti verso la pubblicazione con una casa editrice oppure in self. La scelta dipende da diversi fattori: hai già una community, un gruppo di persone abbastanza numeroso che si interessa a te e a quello che fai? Il self potrebbe essere l’opzione più adatta. Hai scritto un saggio su un argomento specifico che calzerebbe a pennello nella collana di un certo editore? Non esitare a mandargli il tuo manoscritto.
Trova chi ti può guidare verso l’obiettivo
La difficoltà maggiore è quella di essere in grado di dare un giudizio oggettivo al tuo libro. Perché questa è la verità: non proverai mai il giusto distacco. Come potresti? È qui che entrano in gioco le agenzie di professionisti come l’Accademia della scrittura. Non siamo altro che un gruppo di autori, editor, correttori, revisori, redattori, lavoratori formati in ambito editoriale apposta per scovare manoscritti come il tuo.
Voglio mettere in chiaro una cosa: lo step di revisione da parte di un editor non è obbligatorio. Non esiste una legge che ti vieti di provare a pubblicare un libro senza sottoporlo a una revisione. Quello che ti devi chiedere, però, è se il testo esprime davvero il massimo del suo (e del tuo) potenziale. Non puoi saperlo finché non lo fai visionare da un professionista.
Insomma, io non sono un muratore, ma sono certa di poter imparare a tirare su una parete di mattoni. Prima o poi, per tentativi ed errori, quel muro starà su. Ma quante risorse personali avrò impiegato? Quanti soldi? Quanto tempo? Ecco perché esistono i revisori: è un lavoro diverso da quello di scrivere, che permette di vedere un libro per quello che è, con i suoi pregi e difetti.
Cosa succede dopo?
Dopo la parola fine, dopo la decantazione, dopo la revisione, arriva la pubblicazione. Con casa editrice o in self, come hai visto, va deciso caso per caso. Sono due opzioni diverse, con percorsi differenti: devi solo scegliere quello più adatto a te.
Non sai come orientarti? Da dove cominciare? Richiedi una consulenza editoriale, sapremo guidarti sulla giusta strada.
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