In questo articolo abbiamo scoperto la figura dello sceneggiatore, uno scrittore condizionato dal linguaggio cinematografico che deve saper tradurre un testo in una storia per immagini, cioè una sceneggiatura. Mentre tutti noi abbiamo familiarità con il romanzo, è possibile non aver mai visto una sceneggiatura, e quindi non avere idea di che aspetto abbia.

Possiamo immaginare che contenga i dialoghi dei personaggi e la descrizione delle scene, ma com’è fatta a livello pratico? Cosa di deve essere segnato per forza? E cosa no? Scopriamolo insieme!

La giusta definizione

La sceneggiatura è un testo strutturato su cui si basa la creazione di un’opera destinata al cinema o alla televisione, legata a un qualunque prodotto audiovisivo. La narrazione ha uno stile rapido, che fa emergere gli aspetti che colpiranno lo spettatore durante la visione finale. È un testo tecnico, destinato quindi a diverse figure del settore con diverse competenze: per questo deve essere chiaro e deve avere una struttura ben definita.

Le fasi di creazione

Non è una scrittura spontanea, ispirata: segue, invece, un preciso processo di creazione, suddivisibile in fasi.

  1. Stesura del soggetto, cioè un breve racconto che descrive l’idea, la storia, i personaggi. La lunghezza varia da una a cinque cartelle (unità di misura di un testo; ogni cartella è formata da circa 1800 caratteri). Il soggetto deve mettere in evidenza l’incidente scatenante, il climax e le prove e gli ostacoli che i personaggi devono superare per raggiungere l’obiettivo. Questo documento è lo strumento che lo sceneggiatore (o il regista, o altri) utilizza per far conoscere la propria idea a chi potenzialmente finanzierà la produzione.
  2. Stesura del trattamento, cioè un ampliamento del soggetto in cui vengono approfondite le descrizioni degli ambienti, l’ordine delle scene, le motivazioni psicologiche dei personaggi, le azioni e i dialoghi. Ha uno stile di narrazione che assomiglia a quello di un racconto letterario, e una lunghezza di circa trenta cartelle.
  3. Stesura della scaletta, cioè la sequenza schematica delle scene, con una brevissima descrizione di quanto accade in ognuna di esse; serve a mettere in evidenza il ritmo e la progressione della storia e le eventuali criticità da correggere.
  4. Stesura della sceneggiatura vera e propria, composta da scene con dialoghi, inquadrature e descrizioni di luoghi e oggetti. La lunghezza della sceneggiatura solitamente è compresa tra le 95 e 125 cartelle.
  5. Creazione dello storyboard, cioè una serie di disegni che illustrano le inquadrature, quindi come dovranno essere riprese le scene sul set. Sotto i disegni si indicano gli eventuali movimenti della macchina da presa con delle frecce, e altre frecce poste all’interno dell’inquadratura indicano i movimenti dei personaggi e degli oggetti.

La giusta forma

La sceneggiatura è composta da fogli A4 impostati con una formattazione molto precisa, detta “all’americana”, che presenta le seguenti caratteristiche:

  • Carattere Courier, dimensione 12
  • Niente spazi tra una riga e l’altra
  • Margine sinistro di 3,5 punti, margine destro di 2 punti, margini superiori e inferiori di 3 punti
  • Testo allineato a sinistra
  • Non si va a una pagina nuova dopo la conclusione di una scena
  • Il nome del personaggio parlante ha un rientro a sinistra di 6,35 cm, mentre il dialogo ha un rientro di 3,5 a sinistra e di 4,5 a destra
  • La distanza tra la fine di una scena e l’inizio di un’altra è di 12 punti
  • La distanza tra l’intestazione di una scena e la prima riga dell‘azione relativa è di 6 punti
  • La distanza tra i paragrafi di dialogo è 6 punti
  • I nomi dei personaggi e le intestazioni delle scene vengono scritti in maiuscolo.

Utilizzando queste regole di formattazione si può misurare la durata del film, che si aggira attorno a un minuto a pagina. Esistono dei software dedicati alla stesura di sceneggiature, come Final Draft o Celtx, che formattano automaticamente il testo nel modo corretto.

La struttura tecnica

La struttura tecnica di una sceneggiatura è formata da tre elementi:

  • L’intestazione delle scene: riporta il numero di scena e il luogo nel quale è ambientata. Le locations esterne (all’aperto) sono indicate con EST, quelle interne (al chiuso) con INT, di giorno o di notte. Ogni scena ha una sua riga di intestazione. Se è la prima volta che una scena si svolge in quell’ambientazione, può essere presente una didascalia che descrive l’ambiente in modo sintetico.

Durante la fase di spoglio della sceneggiatura, di cui parleremo tra poco, leggendo l’intestazione di ogni scena i vari settori (produzione, scenografia, costume, ecc.) possono recepire informazioni essenziali per svolgere il loro lavoro.

  • I dialoghi dei personaggi: viene riportato il nome del personaggio e la sua battuta subito sotto. Nel caso in cui un dialogo sia interrotto dalla fine della pagina, dovrà continuare alla pagina successiva e il nome del personaggio andrà scritto nuovamente accompagnato dalla dicitura “(continua)”. Lo stesso vale nel caso in cui dialogo sia interrotto da un’azione o una descrizione e non ci sono altri personaggi parlanti nel mezzo.
  • Le azioni e le descrizioni: tutto quello che non è intestazione o dialogo è azione o descrizione e va scritto sfruttando tutta la larghezza della pagina. Come per l’introduzione di nuove ambientazioni, anche la prima volta che viene introdotto un personaggio deve essere brevemente descritto, sia fisicamente che caratterialmente.

Quindi, una sceneggiatura contiene elementi visivi e sonori che caratterizzano ambientazioni, azioni e dialoghi, mentre non devono essere indicate le emozioni, le sensazioni e gli stati d’animo: questi sono ambiti che devono elaborare gli attori insieme al regista. Il dialogo e le azioni dovrebbero suggerire lo stato d’animo del personaggio. Quindi in una sceneggiatura ben fatta non vedremo la dicitura “Giulia è arrabbiata” ma piuttosto “Giulia getta a terra il bicchiere”.

Gli elementi ricorrenti:

  1. L’atto, composto da più sequenze che culminano con una scena saliente in cui succede qualcosa di significativo per la storia.
  2. La sequenza, formata da una serie di scene (da due a cinque) legate da un obiettivo comune.
  3. La scena, che cambia ogni volta che cambia la location.

I tre atti (sì, di nuovo)

Se segui questo blog, è possibile che tu abbia già letto della famigerata struttura in tre atti: l’ho approfondita in questo articolo e ne ho parlato in molti altri. L’insistenza su questo tipo di struttura non è ossessione, ma è dovuta al fatto che sta alla base di una qualunque narrazione. È il modello narrativo più semplice e comune per costruire l’ossatura di una storia, e l’ambito cinematografico non fa eccezione.

Prevede che la storia sia suddivisa in:

  1. Un inizio, con una funzione preparatoria che serve a presentare i personaggi e a delineare il conflitto.
  2. Uno sviluppo centrale, che definisce il problema e affronta la necessità di risolverlo.
  3. Un finale, dove viene risolto il conflitto.

Le sceneggiature sono spesso costruite su questi tre atti, che hanno una durata, in fase di stesura, ben definita: su 120 pagine, ad esempio, 30 dovrebbero essere dedicate all’inizio, 30 al finale e 60 alla parte centrale.

Lo spoglio della sceneggiatura

Dopo molte revisioni, una volta approvata, la sceneggiatura viene “spogliata”, ovvero tutti i reparti tecnici di una produzione vagliano il testo individuando gli elementi che riguardano il loro ambito.

Come spiega con chiarezza il sito Cinescuola.it:

Quando il copione viene […] distribuito ai componenti della troupe, ognuno si segnerà le parti che lo riguarda: la produzione dovrà stimare l’ordine di grandezza dell’investimento […]; il direttore della fotografia valuterà le scene in base alle indicazioni luministiche (giorno, notte, ecc.); il costumista farà i suoi calcoli sui cambi e la tipologia del vestiario […]; lo scenografo leggendo il copione proporrà i disegni degli ambienti da realizzare; gli attori proveranno i dialoghi, ecc.

In conclusione

La sceneggiatura è un documento tecnico, dedicato ai professionisti del settore audio-visivo. Operatori, registi, attori e tutti i lavoratori all’interno di una troupe devono poter capire con chiarezza quello di cui si devono occupare. Le frasi devono essere brevi, i dialoghi e le azioni funzionali alla storia.

Hai mai provato a trarre una sceneggiatura da un tuo romanzo? Oppure ne hai creata una originale? Scrivimi nei commenti!

Foto di Thea Hdc su Unsplash

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