Martedì 13 aprile si è tenuto il secondo e ultimo incontro de Il Salotto dell’Accademia relativo a Il grande me e, come era prevedibile, il libro ha suscitato sentimenti contrastanti all’interno del gruppo di lettura: a qualcuno è piaciuto molto mentre qualcun altro è come se fosse rimasto un po’ in sospeso.
Due sulla torre è un libro scritto alla fine dell’800 e inizialmente non fu accolto in maniera positiva della critica. L’epoca vittoriana è di sicuro un periodo affascinante, ma di grandi ipocrisie. Una storia come questa, benché narri di vicende amorose senza snaturarle dalla loro umanità, enfatizzando il calore dei sentimenti in contrasto con il conformismo, infastidì le coscienze di quel periodo.
Il film, basato sulla biografia Max Perkins. Editor of Genius di Scott Berg, si discosta dai classici biopicin quanto si sviluppa attorno a tre figure. Tre personaggi, a modo loro tutti protagonisti, che vivono il tema del talento applicato alla scrittura in maniera diversa e, in certi casi, diametralmente opposta.
Martedì 6 aprile si è tenuto il primo incontro relativo alla lettura del secondo libro affidato al Salotto dell’Accademia. Dopo Questo giorno che incombe, il romanzo selezionato per i “salottieri” è Il grande me, pubblicato da Fazi Editore, scritto da Anna Giurickovic Dato. L’autrice, nata a Catania nel 1989, è avvocato, oltre che sceneggiatrice. Ha esordito con il romanzo La figlia femmina, con cui è arrivata finalista al Premio Brancati nel 2018.
L’impresa è sì complessa ma non impossibile per Salvatore Coccoluto che nel suo Lucio Dalla. La vita, le canzoni, le passioni ha ricostruito con fare certosino, ma anche con passione incondizionata, le innumerevoli sfaccettature che hanno reso immortale il cantautore e musicista bolognese.
La vita di Lucio Dalla è scandita da date, incontri, passioni: tutto ciò che gravita attorno al suo universo è il cuore pulsante della sua variegata e proficua produzione discografica.
Tanti, troppi fantasmi si risvegliano nella mente della protagonista e verità scomode le danno lo slancio per lasciar andare il passato, perdonare, perdonarsi e riuscire, finalmente, a vivere senza più pesi sull’anima.
Il romanzo è il primo di una trilogia e mette al centro la storia di tre sorelle con un obiettivo comune: riaprire l’attività di famiglia. Amori, gioie e delusioni illuminano il romanzo e l’autrice è abile nel mescolare i diversi ingredienti narrativi. L’opera è ricca di colpi di scena e le ultime pagine lasciano in sospeso il lettore.
Non bisogna lasciarsi ingannare dalla finta nostalgia che avvolge l’incipit di Norwegian F**k, che già nel titolo svela la propria dissacrante chiave di lettura. C’è infatti un’innegabile nota di insofferenza nella “poetica” descrizione del tipico magazzino pieno di cose vecchie, stipato all’inverosimile di oggetti che hanno esaurito da tempo la propria utilità.
Le protagoniste di questo romanzo sono alcune giovani ragazze di una Milano degli anni Trenta. Siamo nel 1932 per la precisione e in Italia vige il fascismo. È poco lontano lo scoppio della seconda guerra mondiale e sono ancora in parte visibili gli strascichi del primo durissimo conflitto. La vita degli italiani è incanalata in tanti nuovi dettami abbinati ad altre consuetudini che continuano a regolare la quotidianità.